La crisi bancaria continua: il caso di Western Alliance
Ieri le azioni della banca regionale Western Alliance sono crollate fino al 19% dopo che l’istituto ha confermato un calo trimestrale dei depositi rispetto al quarto trimestre 2022.
Il caso
Nella seduta di ieri le quotazioni della banca regionale statunitense Western Alliance hanno perso ben il 19% per poi recuperare parzialmente e chiudere con un -12% a $29,37. Le cause del sell-off sono da attribuire ai dettagli sui depositi della banca.
Nello specifico, l’istituto ha comunicato che i depositi al 31 marzo 2023 sono scesi dell’11% rispetto al precedente valore della fine del 2022. Il totale è quindi passato dai precedenti $53,6 miliardi agli attuali $47,6 miliardi. Tuttavia, il totale delle assicurazioni sui depositi è cresciuto al 68% rispetto agli scorsi valori.
Western Alliance ha sofferto a causa della crisi bancaria che ha coinvolto dapprima le banche regionali Silicon Valley Bank e Signature Bank per poi allargarsi Oltreoceano alla già malandata Credit Suisse. Gli investitori restano dunque ancora preoccupati che le difficoltà nel settore bancario si possano riverberare sui fondamentali dell’economia e possano indurre una recessione.
Nonostante ciò, i regolatori statunitensi hanno assicurato che la maggior parte dei depositi verrà coperto dall’ente preposto (la FDIC - Federal Deposit Insurance Corporation) mentre la Federal Reserve resta in allerta per eventuali iniezioni di liquidità negli istituti in sofferenza. Proprio la banca centrale americana ha notificato che all’apice della crisi, alla metà di marzo, le banche hanno richiesto una grande quantità di liquidità.
Tuttavia, il sentiment degli operatori resta discordante. Alcuni come il fondatore del fondo di investimento Algebris, Davide Serra, assicurano che non si tratta di un nuovo 2008 ma che la situazione è molto migliore grazie agli stress test e alla maggiore solidità patrimoniale degli istituti. Altri, invece, come l’amministratore delegato del colosso JPMorgan Chase, Jamie Dimon, dichiarano che gli effetti negativi della crisi saranno evidenti e si prolungheranno ancora per anni.
Detto questo, la preoccupazione degli investitori è palpabile e si concentra sui possibili effetti del tumulto finanziario anche dal punto di vista societario. Infatti, la prossima settimana comincerà la stagione delle trimestrali che si aprirà proprio con il comparto bancario (la prima sarà JPMorgan Chase che rilascerà i suoi dati venerdì 14 aprile).
Gli investitori staranno certamente allerta per spulciare i bilanci e reagire a possibili dati negativi che indichino un sostanziale peggioramento dei fondamentali degli istituti bancari.
Le previsioni
Dal nostro punto di vista, crediamo che i rischi restino circoscritti alle banche regionali e non si dovrebbero allargare agli istituti meglio capitalizzati e diversificati che possono contare su entrate da molte divisioni.
Inoltre, queste banche hanno avuto un afflusso di liquidità consistente durante tutto il mese di marzo, proprio per una sorta di flight-to-quality dagli istituti più piccoli a quelli più grandi, che le rende perlopiù immuni da repentine e deleterie corse agli sportelli.
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