Crisi Usa: First Republic Bank riceve $30 miliardi da consorzio bancario

Il caso

Ieri un consorzio bancario formato dalle maggiori banche statunitensi tra cui JPMorgan Chase, Bank of America, Goldman Sachs e Wells Fargo ha sottoscritto la fornitura di ben $30 miliardi a sostegno di First Republic Bank, l’istituto bancario regionale che rischia il fallimento.

Il piano è stato orchestrato in settimana dal Segretario del Tesoro Janet Yellen, dal Governatore della Fed Jerome Powell e dal CEO di JPMorgan Chase Jamie Dimon ed ha l’obiettivo di calmare le vendite sul titolo e rassicurare i mercati sulla situazione fornendo una consistente liquidità sotto forma di depositi.

Più nel dettaglio, il programma prevede che Bank of America, Citigroup, JPMorgan Chase e Wells Fargo forniscano $5 miliardi ciascuno mentre Goldman Sachs e Morgan Stanley metteranno a disposizione $2,5 miliardi l’una. Infine, BNY Mellon, PNC Bank, State Street, Truist e U.S. Bancorp agiranno invece con un’iniezione di $1 miliardo ciascuna fino a totalizzare $30 miliardi attraverso 11 banche coinvolte.

Ieri le azioni di First Republic Bank hanno perso oltre il 36% prima di chiudere al +10% dopo la notizia del salvataggio. Tuttavia, negli scambi after-hours il titolo scivola del 17% dopo che la banca ha deciso di sospendere il dividendo.

Come reagiscono i mercati

Gli operatori tirano un sospiro di sollievo dopo le notizie sul piano di salvataggio di First Republic Bank. La sessione asiatica ha chiuso in positivo con Tokyo che archivia la settimana al +1,2% sulla scia positiva di Wall Street.

Anche le Borse europee aprono l’ultima sessione della settimana in verde con Londra e Milano che avanzano del +1%.

Sul lato dei cambi, il dollaro si indebolisce con l’EUR/USD che torna a salire e si attesta a 1,0635 il GBP/USD sale a 1,2137 mentre lo USD/JPY (大口） è a 133,15.

Le previsioni

La settimana si è aperta con i peggiori timori di una nuova crisi bancaria ma oggi le paure sembrano essere rientrate grazie all’intervento repentino delle autorità competenti sia negli Stati Uniti sia in Europa con il sostegno della Banca Nazionale Svizzera a Credit Suisse.

Inoltre, nonostante le tensioni, ieri la BCE ha continuato a proseguire sulla strada dei rialzi con un aumento da 50 punti base su tutti e tre i suoi tassi di riferimento (depositi, operazioni di rifinanziamento e prestiti marginali). Il Governatore Christine Lagarde ha sottolineato che il sistema bancario europeo rimane solido e con elevati livelli di patrimonializzazione cosa che non fa credere ad un possibile allargamento della crisi iniziata negli Stati Uniti.

Dal nostro punto di vista, il peggio sembra essere rientrato anche se permangono i timori di possibili nuove crisi di liquidità soprattutto negli istituti finanziari statunitensi che hanno subito grandi perdite in conto capitale nei loro investimenti a causa del rialzo monstre dei tassi di interesse da parte della Fed.

La prossima settimana (il 22 marzo) la banca centrale statunitense dovrà decidere sui rialzi del costo del denaro con il mercato che ormai esclude un aumento da 50 punti base e sconta all’87,8% la probabilità di un rialzo da 25 punti base fino al 4,75%-5%.

Nonostante ciò, una minoranza degli operatori crede ancora che la Fed manterrà il livello dei tassi invariato al 4,50%-4,75% (probabilità al 12,2%).

Per quanto ci riguarda, crediamo che la Federal Reserve opterà per un rialzo da 25 punti base sulla scia delle comunicazioni delle scorse settimane del Governatore Powell che ha mostrato un atteggiamento ancora aggressivo sui tassi in modo da combattere l’inflazione che rimane elevata a partire dall’indice core.

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