UBS acquista Credit Suisse: salvataggio necessario per evitare il collasso

I dettagli dell’operazione

Questo fine settimana sono stati altri due giorni al cardiopalma per regolatori, istituzioni monetarie e operatori sui mercati. Lo sviluppo della vicenda di Credit Suisse è diventata ormai una questione di importanza sistemica, essendo l’istituto tra i primi 30 al mondo per asset, cosa che ha portato all’acquisizione del gruppo elvetico da parte della rivale UBS.

L’operazione è stata confermata ieri sera dai vertici aziendali delle due società e dalla Banca Nazionale Svizzera con il deal che si è reso necessario per evitare un fallimento che avrebbe potuto essere molto deleterio per tutta l’economia.

Più nello specifico, UBS acquisterà Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri, tutti in azioni, mentre il governo svizzero fornirà altri CHF 9 miliardi a sostegno di eventuali perdite da parte dell’acquirente. Non ultimo, la BNS darà liquidità per altri CHF 100 miliardi.

Gli azionisti di Credit Suisse riceveranno un’azione UBS ogni 22,48 azioni detenute con il gruppo elvetico che è stato valutato a CHF 0,76 per azione nonostante una capitalizzazione di Borsa di quasi CHF 7 miliardi.

Le perdite per gli azionisti di Credit Suisse sono state profonde negli ultimi mesi con la Banca Nazionale Saudita che ha visto la propria posizione svalutarsi di un miliardo di franchi svizzeri (possiede il 9,9% della società e aveva investito ben CHF 1,4 miliardi ora divenuti CHF 304 milioni).

Un altro problema sorge invece dal lato degli obbligazionisti. Molti detentori dell’obbligazione AT1 (Additional Tier-1 Bonds), si sono visti azzerare il valore dei propri titoli a causa di una clausola inserita al momento della sottoscrizione.

Infatti, per evitare una fuoriuscita di preziosa liquidità, i valori di questi bond sono stati azzerati cosa che però ha angustiato molti investitori che si sono sentiti poco tutelati.

Mercati non apprezzano, tracollano le Borse appesantite dalle banche. Poi recupero

I sentori di una sessione in ribasso sono stati dati già dall’andamento delle piazze finanziarie asiatiche. La Borsa di Tokyo ha chiuso a -1,4% zavorrata dai timori di un’espansione della crisi bancaria.

A Zurigo la Borsa perde l’1,6% (poi -0,3%) con UBS che scivola del -10% mentre il titolo Credit Suisse affonda del -63%. Gli operatori non hanno apprezzato l’operazione che, sebbene preservi il sistema finanziario da più gravi conseguenze, rischia di scaricare le problematiche su attori bancari ancora sani.

In Europa le Borse aprono in forte calo con Milano che è la peggiore a causa del peso del settore bancario nell’indice di riferimento. Tuttavia, nel corso della mattinata le perdite si affievoliscono fino a diventare guadagni nell’ordine dello 0,5% su tutti i principali indici.

Le previsioni

L’operazione di salvataggio del gruppo elvetico Credit Suisse ha dovuto essere implementata per evitare ripercussioni più pesanti sull’intero sistema finanziario globale. Il gruppo è uno dei maggiori al mondo e il suo fallimento avrebbe trascinato moltissime controparti in guai seri con conseguenze terribili anche per l’economia reale.

Tuttavia, il fatto di aver dovuto attuare un più ampio piano di salvataggio, dopo i CHF 50 miliardi messi a disposizione dalla BNS la settimana scorsa, indica che la situazione è seria. Oltreoceano intanto continuano i prelievi di depositi dalle banche regionali mentre il Presidente Biden sta monitorando la questione con particolare cautela.

Sebbene le condizioni delle banche siano molto migliori rispetto a 15 anni fa, i rischi di un effetto a catena sono concreti anche se la reazione della BNS è stata immediata ed efficace per evitare, al momento, un allargamento ad altri istituti.

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