UBS-Credit Suisse: mega-affare o mega-fregatura?
I dettagli sull’operazione di salvataggio scoprono luci ed ombre con i vertici aziendali di UBS che avvertono di un possibile licenziamento di massa. Tuttavia, il titolo resta un Buy.
Come esporsi su UBS?
Il gruppo nato dopo l’assorbimento di Credit Suisse poggia su basi estremamente solide che reggono i fondamentali della prima banca svizzera al mondo. UBS ha attualmente $2,8 trilioni di asset in gestione essendo il primo operatore mondiale nel campo del Wealth Management (gestione patrimoniale per grandi patrimoni) e nel 2022 ha registrato profitti pre-tassazione pari a $9,6 miliardi.
Non ci sono quindi dubbi sulle credenziali dell’acquirente che è una delle migliori banche in circolazione. Al contrario Credit Suisse proviene da un periodo difficile fatto di scandali finanziari, riciclaggio di denaro ed errate speculazioni sui mercati.
Molti si chiedono dunque se l’integrazione del “gigante malato” all’interno di UBS non possa comprometterne la solidità.
A nostro parere UBS ha tutto da guadagnare da questa operazione che ha compiuto a forte sconto (CHF 3 miliardi) rispetto alle quotazioni di mercato. Tuttavia, l’integrazione vedrà sicuramente una riorganizzazione radicale all’interno del gruppo che servirà però ad evitare che Credit Suisse diventi una zavorra per UBS.
Dal nostro punto di vista le prospettive su UBS restano ottimistiche grazie alla resilienza dell’istituto ma anche per via del supporto finanziario messo a disposizione del gruppo da parte delle autorità monetarie svizzere.
Le prospettive rosee sono state confermate anche dagli acquisti degli operatori di mercato che dopo un’iniziale diffidenza si sono gettati a capofitto sul titolo che ieri ha guadagnato il +5,5% (dopo aver perso fino al 12%) e oggi continua ad avanzare al +9,7%.
I dettagli dell’operazione: si teme maxi-licenziamento
L’acquisizione di Credit Suisse Group da parte di UBS ha rasserenato la maggior parte degli operatori finanziari che temevano uno spill-over deleterio dal gigante dai piedi di argilla elvetico ad altri istituti bancari europei.
Nonostante questo, dopo il trambusto di ieri, le Borse sono tornate a focalizzarsi sulle mosse della Fed che domani deciderà riguardo ad un possibile rialzo dei tassi di interesse con il mercato che si attende un aumento da 25 punti base.
Tuttavia, sebbene la questione della banca elvetica sia stata messa in sicurezza, per il momento, ora emergono dettagli non proprio positivi riguardo all’operazione orchestrata dalla Banca Nazionale Svizzera.
Infatti, molte indiscrezioni sostengono che il salvataggio da parte della rivale UBS potrebbe innescare una maxi-manovra di licenziamenti dell’ordine di decine di migliaia di dipendenti. In particolare, l’ex divisione di Investment Banking di Credit Suisse e quella focalizzata sul mercato domestico, che comprendono oltre 30mila dipendenti, sarebbero le più colpite.
È ancora presto per poter avere una stima accurata del piano anche se alcune fonti sostengono che il gruppo, ora comprendente circa 120mila dipendenti, dovrà necessariamente rivedere le posizioni interne che si sovrappongono tra le due entità. Nel frattempo, anche alcuni attori finanziari sono scettici sugli effetti dell’operazione con l’agenzia di rating Moody’s che ha abbassato l’outlook sul credito di UBS da stabile a negativo.
Infatti, un taglio alla forza lavoro di questa magnitudine porterebbe delle conseguenze molto deleterie per l’intero settore bancario svizzero con una tale quantità di lavoratori che non potrebbe essere assorbita dal mercato domestico in questa congiuntura di bassa crescita economica.
D’altro canto, le autorità governative e monetarie del paese sostengono invece che il salvataggio era necessario per evitare un peggioramento della situazione della banca che nel sistema finanziario rappresenta un’entità di importanza sistemica essendo una delle 30 maggiori al mondo.
UBS ha quindi acquisito Credit Suisse per CHF 3 miliardi mentre il governo svizzero fornirà altri CHF 9 miliardi a garanzia dell’operazione e la BNS ben CHF 100 miliardi di liquidità per sostenere l’istituto in difficoltà.
Cosa ci aspetta?
Questa mattina i mercati hanno ripreso a macinare guadagni dopo la stabilizzazione della situazione di Credit Suisse. Tuttavia, i timori sono ancora presenti nel sentiment degli investitori.
Lo scenario macroeconomico rimane difficile con l’inflazione che resta ancora elevata sia negli Stati Uniti sia in Europa fattore che indurrà le banche centrali a continuare ad aumentare il costo del denaro. Questo potrebbe però mettere in difficoltà altri istituti bancari sottocapitalizzati o meno controllati dal regolatore.
Infatti, sebbene il settore bancario sia molto meglio preparato rispetto alle condizioni di 15 anni fa, resta comunque il rischio che il fallimento di alcune banche di minore importanza sistemica possa scatenare un effetto domino su realtà più solide con conseguenze deleterie per tutta l’economia e per il sistema finanziario.
Nonostante ciò, UBS resta una delle banche più solide al mondo grazie a ratio patrimoniali sopra la media (CET1 Ratio al 17% nel 2022) e a $2,8 trilioni di asset in gestione che le permettono di avere un vantaggio rispetto a molti altri attori del comparto finanziario.
Non ultimo, la qualità dei servizi e le masse gestite nel campo del Wealth Management la rendono un unicum nel settore con le prospettive future che restano dunque ottimistiche.
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