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Cos'è lo stimolo economico?

I governi e le banche centrali cercano di intervenire quando l’economia è in difficoltà e lo fanno con gli incentivi economici. Capiamo di che si tratta e perché sono importanti per i trader e gli investitori.

Trader Fonte: Bloomberg

Che cos’è uno stimolo economico?

Un stimolo economico si ha quando un governo introduce politiche che cercano di stimolare l’economia e sollecitano una risposta da parte del settore privato. In genere viene introdotto quando un’economia è in difficoltà e mira a invertire o a prevenire una recessione.

L’economia è composta da molte componenti e un avvenimento che si verifica in una certa area ha spesso un effetto domino. Ad esempio, quando un paese entra in recessione la disoccupazione aumenta e ci sono meno persone che lavorano e spendono denaro. Questo riduce la domanda, che a sua volta spinge più aziende a licenziare lavoratori e così via. Il senso dell’incentivo economico è quello di intervenire direttamente e sostenere la temporanea riduzione della domanda, creando occupazione e innescando effetti a catena positivi in tutta l’economia per agevolarne la ripresa.

Stimolo fiscale e stimolo monetario

Le due modalità principali per introdurre incentivi economici sono la politica fiscale e la politica monetaria.

La politica monetaria è la forma di incentivo maggiormente utilizzata. Si riferisce alle politiche attuate dalle banche centrali come l’abbassamento dei tassi di interesse o il quantitative easing. Queste misure hanno l’obiettivo di migliorare la disponibilità di credito e permettere alle persone e alle imprese di prendere in prestito denaro a tassi più vantaggiosi, incoraggiandoli a spendere di più e a risparmiare di meno.

La politica fiscale, invece, viene introdotta dai governi ed è quindi soggetta alle leggi della politica. Può prevedere la riduzione delle tasse per garantire a persone e imprese più soldi da spendere, o l’aumento della spesa pubblica, che può aiutare a sostenere un rallentamento della domanda dal settore privato ed incrementare i posti di lavoro e gli investimenti.

Ci sono vantaggi e svantaggi sia per gli stimoli monetari che per quelli fiscali e ciascuno di essi è vincolato ai propri limiti. Spesso le banche centrali e i governi cercano di mantenere allineate le proprie ambizioni per l’economia, poiché l’accordo è più efficace del contrasto, ma talvolta non possono evitare di scontrarsi. Ad esempio, una banca centrale potrebbe tagliare i tassi di interesse per spingere le persone a chiedere più prestiti, ma questo risulterebbe inutile qualora il governo decidesse di aumentare le imposte e tagliare la spesa pubblica.

Stimolo fiscale

I governi hanno la possibilità di essere creativi con gli stimoli fiscali, probabilmente più delle banche centrali. Tuttavia, le politiche che vengono maggiormente adottate per un’economia che è un susseguirsi di alti e bassi sono la riduzione delle tasse e l’aumento della spesa pubblica. L’aumento del reddito privato disponibile incentiva le persone a spendere di più e di conseguenza la domanda cresce, mentre una maggiore spesa pubblica può creare nuovi posti di lavoro e portare numerosi altri vantaggi.

Lo stimolo fiscale può rivolgersi a settori specifici in difficoltà o ad altri per incentivare una crescita rapida. Potrebbe trattarsi di una riduzione delle tasse per le start-up tecnologiche per incoraggiare l’industria del paese a fiorire, o di un aumento degli investimenti in infrastrutture come strade e abitazioni.

È importante sottolineare che gli stimoli fiscali dipendono dall’aumento del debito pubblico da parte del governo. È l’opposto dell’austerità, ovvero quando i governi tagliano la spesa pubblica e aumentano le imposte per ridurre il debito pubblico. Tuttavia, non sempre è necessario che il denaro sia coinvolto. Anche le norme sulla rottamazione per facilitare l’attività di un certo settore possono essere considerate un tentativo di stimolare una parte specifica dell’economia.

L’obiettivo dello stimolo è fare in modo che la crescita economica superi l’aumento del debito, affinché il deficit si riduca fino a scomparire. È ciò che si definisce effetto moltiplicatore. Qualsiasi stimolo con un moltiplicatore superiore a 1 può essere considerato un successo. Ad esempio, se un governo chiede in prestito un miliardo di euro da iniettare nell’economia e ne consegue un aumento del prodotto interno lordo (PIL) di 2 miliardi, si può dire che lo stimolo ha avuto un effetto moltiplicatore pari a 2. Tuttavia, uno stimolo mal eseguito può avere un effetto moltiplicatore negativo quando causa la perdita di posti di lavoro o riduce la spesa dei consumatori; in tal caso, il risultato è un moltiplicatore inferiore a 1.

Gli stimoli fiscali porteranno a un rapporto debito/PIL più alto nel breve termine ma, se avranno successo, dovrebbero contribuire a ridurlo all’entrata in vigore delle politiche economiche. Il dibattito sull’impatto degli stimoli fiscali riguarda il ricorso all’indebitamento e il raggiungimento di un moltiplicatore consistente. Misurare l’impatto diretto delle singole politiche può essere difficile e alcuni sostengono che non sia mai possibile raggiungere un moltiplicatore accettabile perché il governo spende semplicemente denaro che, in circostanze normali, sarebbe stato pagato dai consumatori, il tutto a spese delle casse pubbliche.

Stimolo monetario

Il mondo si è abituato agli stimoli monetari sin dall’ultima crisi finanziaria del 2008-2009. Le banche centrali avevano la responsabilità di rilanciare l’economia e hanno iniziato tagliando i tassi d’interesse affinché costasse meno chiedere prestiti in denaro, nella speranza che aziende e persone spendessero di più. Tassi di interesse più bassi riducono anche l’incentivo a risparmiare denaro e incoraggiano a spenderlo o a investirlo.

I tassi d’interesse possono scendere solo fino a un certo punto e oggi vediamo persino alcuni paesi con tassi negativi: la gente viene pagata per prendere denaro in prestito. Ciò significa che nell’ultimo decennio le banche centrali hanno dovuto ricorrere ad altre forme di stimolo per mantenere in moto l’economia globale.

Lo strumento principale è stato il quantitative easing: una banca centrale stampa denaro in eccesso e lo usa per acquistare il debito sotto forma di obbligazioni da altre banche, fondi pensione e altre istituzioni finanziarie, dando loro più denaro da prestare ai consumatori e alle imprese, che possono così spendere di più e investire.

In definitiva, lo stimolo monetario consiste nel gestire l’offerta di denaro o di credito sui mercati per garantire il buon funzionamento del mercato, mantenere l’occupazione invariata, i prezzi stabili (attraverso l’inflazione) e la crescita continua.

Ma le critiche a queste forme di stimolo monetario sono aumentate negli anni e hanno subito un’accelerazione da quando è entrato in scena il coronavirus. Le banche centrali di tutto il mondo hanno speso miliardi in quantitative easing e i tassi di interesse sono ai minimi storici, ma l’economia non è ancora al sicuro, lasciando intendere che le banche centrali abbiano poco margine di manovra per permettere alle loro economie di superare la crisi attuale.

Questo ha intensificato la discussione su forme di stimolo monetario meno convenzionali, come l’uso di helicopter money o di idee ancora più radicali come l’introduzione di un reddito di base universale, ed entrambe andrebbero gestite di pari passo con le politiche fiscali del governo. Uno degli svantaggi di un governo e di una banca centrale che allineano i loro pacchetti di stimoli è che solleva interrogativi sull’indipendenza della seconda quando si espone assecondando gli ordini della prima.

Come fare trading sugli stimoli economici

L’impatto di qualsiasi stimolo economico dipende dai dettagli, ma la politica fiscale e quella monetaria possono entrambe avere un’influenza significativa sull’economia e quindi sui mercati.

Le migliori opportunità si trovano nel mercato forex, giacché le valute si muovono costantemente per adattarsi a qualsiasi cambiamento di politica monetaria e possono anche reagire alla politica fiscale. I tagli dei tassi di interesse spesso portano a un deprezzamento di una moneta quando le persone cambiano il proprio denaro in altre valute che offrono tassi di risparmio più competitivi. Il quantitative easing tende a fare lo stesso perché aumenta la quantità di denaro in circolazione e diluisce il valore di tutto il denaro esistente, proprio come quando una società diluisce i suoi investitori emettendo nuove azioni. D’altra parte, lo stimolo fiscale tende a fornire un impulso, perché la domanda di asset denominati in quella valuta cresce.

Ci sono opportunità anche negli indici e nelle azioni, in particolare quando si tratta di stimoli fiscali. Se il governo fornisce sostegno a una parte specifica dell’economia, come l’edilizia abitativa, questo dovrebbe portare (a parità di condizioni) ad avere prezzi delle azioni più elevati per i costruttori. Allo stesso modo, se un pacchetto di stimoli economici si traduce in una valuta più debole, ciò darà un impulso ai titoli azionari di società che esportano o che generano il proprio reddito in una valuta diversa e più forte. Viceversa gli importatori ne risentiranno perché avranno un potere d’acquisto ridotto.

Ciò può avere effetti indiretti su altri mercati come quello delle materie prime, con ulteriori opportunità per i trader. Questo vale soprattutto per gli stimoli economici degli Stati Uniti: la maggior parte delle risorse mondiali è negoziata in dollari, quindi ogni fluttuazione della forza del dollaro influisce direttamente sul valore generale, dal petrolio alla soia.

Lo stimolo economico non incentiva solamente l’economia, ma anche i mercati. La difficoltà consiste nel prendere tutte le componenti separate di qualsiasi pacchetto e analizzarne i minimi dettagli, in modo da poter trarre vantaggio da qualsiasi stimolo introdotto con il trading o, per gli investitori, per gestire al meglio il proprio portafoglio.


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