Vediamo ora di capire qual è la motivazione psicologica che sta alla base di un doppio massimo, e lo facciamo con un esempio.
Supponiamo di avere acquistato un certo quantitativo di azioni a €10, perché convinti che quel titolo nei prossimi giorni debba salire. Immediatamente dopo il nostro acquisto, il titolo comincia, invece, a scendere, sino ad arrivare a €8. Appare subito evidente che proveremo una grande frustrazione, sia per la perdita subita che per il fatto di avere sbagliato completamente la previsione. Inoltre, la discesa del titolo ci avrà fatto cambiare opinione e, mentre prima eravamo pronti a credere in un rialzo, adesso non vedremo l’ora di liberarci del titolo. E quando ce ne sbarazzeremo? Certo non ora, visto che stiamo subendo una perdita considerevole, ma ci giuriamo che se il titolo dovesse mai tornare a toccare il nostro prezzo di acquisto, correremo a vendere, liberandoci così del titolo senza subire perdite. Ovviamente, come noi molti altri investitori avranno fatto lo stesso percorso mentale e, non appena l’azione toccherà i €10, allo stesso modo in cui noi correremo a vendere, anche loro si affretteranno a liberarsi del titolo. In tal modo il prezzo tornerà a scendere.
E’ fin troppo ovvio che non sempre funziona in questo modo, diversamente non si formerebbero né trend rialzisti né ribassisti, ma potremmo assistere solamente a movimenti laterali dei prezzi, con oscillazioni tra massimi e minimi ben definiti.
Perché non funziona sempre?
Vediamo di comprenderne le ragioni e, per farlo, aggiungiamo un nuovo elemento al meccanismo della formazione di un doppio massimo (o di un doppio minimo, per il quale – ancora una volta – vale il ragionamento inverso).
Questo nuovo elemento è il volume di scambio, cioé il numero delle azioni scambiate (o di futures, commodities, ecc. ...).
Ipotizziamo che a €10 i compratori siano stati pochi: è chiaro che nel momento in cui il titolo, dopo essere sceso a €8, torna al prezzo iniziale, i venditori (riferendoci a coloro i quali lo avevano in precedenza acquistato su questo livello di prezzo) non saranno molti, ed eventuali correnti di acquisto potranno avere la meglio sulle vendite, provocando la rottura del massimo precedente e quindi l’inizio la continuazione del trend in essere (massimi e minimi crescenti).
È intuitivo come valga il contrario nel caso in cui, sul livello di €10, gli acquisti, (e quindi i volumi di scambio) siano stati consistenti.
Ecco che nel caso della formazione di doppi o tripli massimi, così come nell’ipotesi di doppi o tripli minimi, i volumi giocano un ruolo molto importante.
In sostanza ci dicono quanti operatori hanno in portafoglio un particolare strumento finanziario a quel determinato livello di prezzo, consentendoci di comprenderne l’importanza e di fare previsioni sulla sua tenuta.
È lo stesso percorso logico che sta alla base del concetto di supporto e di resistenza: un livello di massimo che mostra un elevato scambio di volumi rispetto alla media degli scambi precedente è destinato, verosimilmente, a divenire un punto di resistenza, ovvero un livello che arresterà, almeno momentaneamente, la salita dei prezzi dando, appunto, luogo ad un potenziale doppio massimo.
Per converso, un livello di minimo con un elevato scambio di volumi potrà costituire con ogni probabilità un punto di supporto, ovvero un livello in prossimità del quale potrà arrestarsi la discesa dei prezzi, sia pure temporaneamente, dando luogo ad un potenziale doppio minimo.
Naturalmente la teoria deve poi cedere il passo alla pratica e, in un prossimo appuntamento, vedremo come sfruttare questo tipo di conformazione grafica.