Inflazione Cina al +1,8% a/a in linea con le attese
L’eliminazione delle restrizioni ha spinto al rialzo le pressioni inflazionistiche nel mese di dicembre anche se queste rimangono ancora sotto controllo.
I risultati
Questa notte (alle 02:30) il National Bureau of Statistics (NBS) ha reso noti i dati sull’indice dei prezzi al consumo in Cina. Il Consumer Price Index (CPI) è cresciuto nel mese di dicembre del +1,8% su base annuale accelerando rispetto al +1,6% a/a del mese di novembre. Il dato è in linea con le previsioni del consensus.
Su base mensile, l’incremento è stato nullo (0%) rispetto alle attese che si attendevano un -0,1%. A novembre il valore era stato del -0,2%.
L’inflazione Core, che esclude i panieri dei beni energetici e alimentari, è aumentata a dicembre al +0,7% a/a contro il +0,6% a/a di novembre riflettendo i primi effetti dovuti al libero spostamento delle persone. Gli incrementi si sono focalizzati nel settore sanitario e dei viaggi.
Da lato della produzione, invece, il PPI (Producer Price Index) è sceso del -0,7% a/a contro delle stime che prevedevano un -0,1% a/a e rispetto al -1,3% del mese di novembre.
A dicembre i prezzi degli alimentari sono risultati maggiori del +4,8% rispetto ad un anno fa (+3,7% a novembre).
I dati mostrano quindi un leggero rialzo dal lato del CPI dovuto molto probabilmente alla completa eliminazione delle misure restrittive legate al Covid-19. Infatti, la Cina ha sempre mantenuto (per circa tre anni) un atteggiamento di zero tolleranza nei riguardi del virus con effetti deleteri sulla crescita economica.
Tuttavia, l’annullamento di tutte le restrizioni crea i presupposti per un possibile aumento delle pressioni inflazionistiche per tutto il primo trimestre 2023 anche se il mercato non si attende rialzi del costo del denaro in quanto l’importante settore immobiliare continua a mostrare segnali di debolezza.
Non ultimo, la PBoC (People’s Bank of China) ha un target di inflazione più elevato rispetto agli altri istituti monetari (al 3% a/a rispetto al 2% a/a) e proprio questo fa credere che la banca centrale cinese manterrà un atteggiamento meno invasivo nei confronti della crescita delle spinte inflazionistiche.
Gli effetti sui mercati
Durante la sessione asiatica, l’indice Hang Seng di Hong Kong mostra tanta volatilità subito dopo il dato per poi intraprendere un movimento ribassista fino al minimo di 21.245 punti mentre la Borsa di Tokyo rimane piatta a 26.449 punti dopo quattro chiusure consecutive al rialzo.
In Europa le piazze finanziarie aprono in verde in attesa del dato sull’inflazione di dicembre negli Stati Uniti (in programma oggi alle 14:30). Il consensus si attende un rallentamento della crescita del CPI al livello del +6,5% a/a.
Sul mercato Forex, il cambio USD/CNH è molto volatile in prossimità del dato sull’inflazione cinese. Tuttavia, dopo le 10, la coppia valutaria apre una violenta fase ribassista (-200 pips) che la porta fino al minimo di giornata a 6,7502.
Le previsioni
Le autorità cinesi sono fiduciose che l’inflazione non aumenterà ai ritmi vertiginosi vissuti in Europa per tutto il 2022. A questo proposito, la settimana scorsa il Ministro del Commercio ha annunciato che il governo sta studiando un programma per implementare i consumi che stanno già aumentando a seguito delle riaperture.
Dal nostro punto di vista, l’inflazione continuerà a crescere per tutta la prima parte del 2023 con ritmi e tempistiche ancora incerte ma che dipenderanno in particolare dalle spese dei consumatori.
La PBoC non ha in programma alcun intervento sul costo del denaro anche se un’eventualità di questo tipo sarà possibile una volta che il CPI si avvicinerà al target annuale di inflazione fissato dalla banca centrale.
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