Inflazione di fondo sui massimi da 41 anni. Crolla l’USD/JPY
L’indice core-core ha accelerato molto nel mese di febbraio e il mercato ora sconta un cambio di rotta da parte della BoJ.
I risultati
L’indice dei prezzi al consumo di febbraio in Giappone ha mostrato un rallentamento al 3,3% su base annuale (valore di gennaio al 4,3%), in linea con le previsioni, grazie ai sussidi governativi che hanno permesso di abbattere i costi delle bollette di gas ed energia elettrica.
Su base mensile il CPI è diminuito del -0,6% rispetto ad una crescita, il mese precedente, del +0,4%.
L’indice core, che in Giappone esclude solo i panieri dei beni alimentari, è stato pari al 3,1%, in linea con le attese del consensus, rallentando rispetto al 4,2% di gennaio.
Al contrario l’indice core-core, misura prediletta dalla BoJ per cogliere appieno la crescita dei prezzi che esclude energetici e alimentari, ha accelerato la sua corsa al rialzo toccando i massimi da 41 anni al 3,5% (3,2% a gennaio).
I timori sono quindi che l’inflazione di fondo possa continuare a salire e possa diventare un problema per la solidità dell’economia nipponica. Nonostante ciò, il prossimo Governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda, continua a sostenere la politica monetaria ultra-espansiva ereditata del suo predecessore Haruhiko Kuroda così da evitare la ripresa di qualsiasi effetto deflazionistico, spina nel fianco del paese ormai da decenni.
L’obiettivo è quindi quello di portare una crescita dei salari da innescare una modesta spirale inflazionistica. Tuttavia, sul lato dei servizi, l’inflazione resta ancora debole con un incremento dell’1,3% a febbraio e con i salari che sono stagnanti da tre decenni.
Detto questo, qualcosa sembra muoversi durante lo shunto (stagione) di colloqui con i maggiori sindacati del paese. Infatti, le maggiori aziende nipponiche hanno concordato un aumento della paga media del 3,8% nel nuovo anno fiscale che inizierà ad aprile.
Mercati: Tokyo chiude a -0,13%, yen si rafforza
La Borsa di Tokyo ha chiuso in marginale ribasso perdendo lo 0,13% a 27.385 punti a causa del rafforzamento del JPY che penalizza le esportazioni dei conglomerati giapponesi.
Sul mercato dei cambi, lo USD/JPY (大口) scende circa 100 pips dal momento della pubblicazione del dato sul CPI toccando un minimo intraday a 129,80.
Analisi USD/JPY
Nonostante la politica monetaria espansiva della BoJ, che impone ancora tassi al -0,1%, il JPY ha continuato a rafforzarsi nei confronti dello USD sulle attese di un possibile cambio di strategia da parte della banca centrale nipponica che molti prospettano avvenga entro la fine dell’anno. Infatti, l’apprezzamento del JPY ha ridotto sostanzialmente i costi di importazione nel paese mentre il calo dei prezzi delle materie prime energetiche sta favorendo un rallentamento dei principali indici inflazionistici.
L’incognita sarà quella legata alla crescita sostenuta dei salari - con un parallelo aumento dell’inflazione dal lato della domanda - che una volta raggiunta potrebbe indurre la BoJ ad invertire la sua politica monetaria allineandola a quella degli altri istituti monetari. Le prospettive sono quindi per un JPY sempre più forte alla luce anche di un possibile picco dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Sul piano tecnico lo USD/JPY (大口) mostra un chiaro trend ribassista confermato nel grafico a 4 ore anche dal MACD che segnala un incrocio in questa direzione avvenuta il 22 marzo. Anche gli istogrammi, in calo e con ampiezza crescente, al momento non indicano un imminente freno al rafforzamento del valuta nipponica.
Un ulteriore conferma dell’attuale tendenza sarà data dal definitivo cedimento del supporto dato dal livello di 129,80, bottom del 10 febbraio, che metterebbe le basi per una progressione verso 129 e verso 128,08, bottom del 2 febbraio scorso. Obiettivi più ambiziosi restano quelli fissati a 127,22 minimo di seduta del 16 gennaio.
Nel breve termine una repentina risalita resta improbabile anche se una prima evidenza di questo movimento sarà data dal superamento della resistenza ed ex supporto di 130,54 il cui superamento darebbe slancio per il raggiungimento del livello di 131,66, picco di ieri.
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