Inflazione UK ed Eurozona in rallentamento
Le pressioni inflazionistiche stanno mostrando un certo calmieramento sebbene rimangano a livelli ancora elevati.
I risultati nel Regno Unito
Questa mattina l’Office for National Statistics (ONS) ha pubblicato i dati relativi all’inflazione di dicembre che sono risultati positivi mostrando un leggero rallentamento delle pressioni inflazionistiche.
Il tasso di inflazione su base annuale è salito in linea con le attese al +10,5% contro il +10,7% di novembre. Su base mensile l’incremento è stato del +0,4%, lo stesso valore del mese di novembre.
Per quanto riguarda l’indice Core, che esclude i panieri dei beni energetici ed alimentari, la crescita è stata del +6,3% a/a, come a novembre, ma maggiore delle previsioni ferme al +6,2% a/a.
Su base mensile l’indice Core è salito del +0,5% (stime al +0,4%) contro il +0,3% di novembre.
I dati sull’inflazione nel Regno Unito riflettono una minore pressione in gran parte a causa della riduzione dei prezzi delle materie prime energetiche. Tuttavia, al contrario, i prezzi degli alimentari e delle bevande non-alcoliche è salito del +16,8% a/a, l’incremento maggiore dal 1977.
Anche dal lato dei servizi l’inflazione è aumentata del +6,8% a/a, il livello più alto dal marzo 1992.
Di conseguenza, sebbene l’inflazione sia in modesta discesa, non cambia gli obiettivi della Bank of England che vuole continuare ad alzare i tassi di interesse anche nella prossima riunione del 2 febbraio.
Le preoccupazioni su un’efficace rimedio per abbassare l’inflazione permangono visto che l’aumento dei salari nel paese continua ad essere forte con il più rapido tasso di crescita degli ultimi vent’anni.
I risultati nell’Eurozona
Nel Vecchio Continente l’Eurostat ha rilasciato i valori sull’inflazione di dicembre che confermano ciò che era stato già anticipato dalle stime flash. L’inflazione su base annuale ha decelerato al +9,2% rispetto al +10,1% di novembre mentre su base mensile è stato registrato un ribasso oltre le attese del -0,4% rispetto al -0,3% atteso.
Dal punto di vista dell’indice Core, che per molti investitori rimane il target più accurato per definire il trend dell’inflazione, il valore è invece in modesto rialzo, ma in linea con le stime, al +5,2% contro il +5% di novembre.
L’Eurostat chiarisce che ormai i beni energetici non sono più la componente principale della crescita dei prezzi ma ammontano solo per il 2,79% contro il 2,88% dei beni alimentari.
Infatti, i prezzi dell’energia sono scesi del 6,6% mese su mese e sono in aumento del 25,5% su base annuale rispetto al 34,9% del mese di novembre.
Gli effetti sui mercati
A metà seduta gli indici europei sono in modesto rialzo senza però mostrare una chiara direzione, escluse le piazze di Milano e Parigi che avanzano con guadagni rispettivamente del +0,43% e del +0,32%.
Sul lato dei cambi, l’EUR/USD è in flessione dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione fino ad attestarsi in area 1,0830 mentre la sterlina è in deciso rally contro il dollaro statunitense toccando il massimo intraday a 1,2357.
Le previsioni
Le pressioni inflazionistiche sono in decelerazione un po' in tutto il Vecchio Continente a causa della riduzione delle quotazioni delle materie prime energetiche. Tuttavia, ciò non permetterà alle banche centrali di ridurre il rialzo dei tassi di interesse nel breve termine per timore di dare di nuovo slancio all’indice dei prezzi al consumo.
BCE e BoE continueranno ad aumentare il costo del denaro almeno fino a maggio-giugno quando i due istituti monetari potranno rivalutare la situazione macroeconomica e stabilizzare i tassi di interesse.
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