Quotazioni petrolio: effetti OPEC+, Price Cap e allentamento misure Covid in Cina

Durante la prima seduta di contrattazioni di questa settimana, i futures del petrolio sono in rialzo con lo US Light Crude che sale del +2,4% mentre i contratti con sottostante il Brent del Mare del Nord crescono del +2,14%.

Il momentum rialzista è stato dato da due cause principali: l’allentamento delle restrizioni relative al Covid-19 in Cina e la decisione di ieri dell’OPEC+ (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio).

In particolare, il cartello - in cui presiede anche la Russia - ha deliberato di continuare con il piano proposto nella riunione di ottobre dove si era deciso per un taglio di due milioni di barili di greggio al giorno.

Di conseguenza, le attuali delibere saranno valide fino all’inizio del 2023 anche se il cartello si riserva la possibilità di continuare a monitorare la situazione (soprattutto dopo l’introduzione del tetto alle quotazioni del greggio) e di intervenire “immediatamente” nel caso in cui siano necessari maggiori tagli alla produzione.

L’OPEC+ ha dunque continuato a mantenere la sua politica di sostegno dei prezzi del greggio giustificando tale scelta di ridurre l’output con lo spettro di una recessione che sta inducendo un generale deterioramento della crescita economica globale, soprattutto in Cina - il più grande importatore di questa materia prima.

Gli effetti del price cap

Oggi è stata anche la data dell’introduzione del tetto ai prezzi del greggio russo spedito via mare da parte dei paesi del G7. Infatti, al contrario dell’analoga misura nei confronti dei prezzi del gas naturale che rimane ancora dibattuto tra i paesi europei, quello sul petrolio è già una realtà e prevede che il greggio russo possa continuare ad essere venduto a paesi come Cina e India, in modo da evitare carenze della materia prima, ma ad un prezzo che non può superare i $60/barile.

La misura ha l’obiettivo di minare i ricavi dell’industria petrolifera russa che vengono in gran parte riutilizzati per finanziare la guerra in Ucraina.

Mosca ha controbattuto all’introduzione di questo piano avvertendo che i paesi che aderiranno al programma non riceveranno petrolio russo. Bisogna ricordare che la Russia è il secondo esportatore mondiale di questa materia prima.

Non ultimo, la Russia starebbe segretamente accumulando una flotta di circa cento petroliere in modo da aggirare i divieti imposti dal tetto dei prezzi.

Nonostante queste misure di contenimento, il consensus si attende un calo delle esportazioni di greggio russo nei prossimi mesi con possibili ripercussioni anche sul conflitto in Ucraina che continua ormai da quasi dieci mesi.

Le conclusioni

I due eventi che riguardano il petrolio (la decisione OPEC+ e il price cap) rimangono estremamente correlati tra loro. L’atteggiamento del cartello petrolifero è estremamente prudente con la domanda di greggio che sta lentamente declinando sulla scia di una possibile recessione e dopo il rallentamento della domanda aggregata cinese.

Inoltre, l’OPEC+ attenderà l’evolversi della situazione per scoprire i reali effetti delle sanzioni europee alla Russia anche se un cambio radicale di strategia (rispetto al taglio alla produzione) rimane ancora molto improbabile.

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