Report ADP sull’occupazione privata in aumento oltre le attese a 235mila
Negli Stati Uniti la variazione nell’occupazione mostrata dal report ADP indica che il mercato del lavoro resta ancora forte nonostante i timori di un’imminente recessione.
I risultati
La pubblicazione del dato sulla variazione mensile dell’occupazione nel settore privato non-agricolo, a dicembre, ha mostrato un aumento ben sopra le aspettative ferme a 150mila fino a 235mila. I valori sono dunque molto superiori rispetto a quelli di novembre che avevano indicato una crescita di 127mila occupati.
Le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione sono calate di 19.000 unità a 204mila mentre le stime erano ferme a 225mila (rivisto al rialzo il dato precedente a 223mila).
Il report ADP anticipa la pubblicazione di domani sui Non-Farm Payrolls, dove il consensus si attende una crescita di 200mila occupati, e potrebbe indicare un ulteriore aumento degli occupati, indice che il mercato del lavoro negli Stati Uniti stenta ad indebolirsi.
Domani, nel primo pomeriggio sarà pubblicato anche il tasso di disoccupazione che gli investitori si aspettano invariato al 3,7%.
Nonostante questo, oggi il mercato ha trovato conferma dei verbali della Fed (minute della riunione di dicembre pubblicate ieri sera) in cui la banca centrale ha ribadito i suoi toni aggressivi sui tassi di interesse sebbene con intensità decrescente.
I verbali della Fed
Ieri sera alle 20:00 italiane (le 14:00 a Washington D.C.) sono state rese pubbliche le minute relative alle discussioni del FOMC avvenute durante l’ultima riunione dello scorso 13-14 dicembre. Nello scorso meeting, la banca centrale ha aumentato il costo del denaro di 50 punti base fino al livello compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
I verbali mostrano che i membri del FOMC sono ancora intimoriti dall’inflazione, che rimane a livelli elevati, e attendono ancora un forte segnale di rallentamento prima di poter pensare ad un futuro “pivot” sui tassi di interesse.
Tuttavia, la maggioranza dei partecipanti alla riunione hanno sostenuto un calmieramento sull’intensità degli aumenti anche se hanno specificato che i tassi rimarranno elevati più a lungo, indicativamente intorno ad un livello leggermente superiore al 5%. Nessuno ha accennato ad un taglio del costo del denaro nel 2023.
La Fed rimane dunque con toni “hawkish” in modo da non perdere la sua credibilità verso il mercato ma soprattutto per non permettere all’inflazione di riprendere a crescere nel breve termine.
Le discussioni di un mese fa mostrano dunque una certa flessibilità della banca centrale nell’adattarsi alle differenti condizioni macroeconomiche. L’inflazione negli Stati Uniti è rallentata molto rispetto al picco del +9,1% a/a di giugno scorso anche se rimane ancora a livelli troppo elevati (al +7,1% a/a nel mese di novembre, più di tre volte sopra il target ottimale del +2% a/a).
Gli effetti sui mercati
Questa mattina le Borse europee aprono in leggero ribasso interrompendo dunque tre sedute consecutive di guadagni. Tuttavia, nel primo pomeriggio il nervosismo degli investitori continua a permanere sui principali listini con Francoforte che perde il -0,43%, Parigi il -0,23% mentre Milano è a -0,18%.
All’apertura di Wall Street, invece, piovono le vendite - in particolare sul settore tecnologico - sulla scia dei dati sul mercato del lavoro e dopo i valori degli indici PMI. Il NASDAQ scende dell’1,4% seguito da perdite nell’ordine di un punto percentuale di S&P 500 e Dow Jones.
Sul mercato Forex, dopo la pubblicazione del report ADP che conferma una continuazione della stretta monetaria della Fed, il dollaro si rafforza contro le principali valute e così spinge al ribasso il cambio EUR/USD di 38 pips fino a 1,0564. Ma il cambio scende di altri 23 pips fino ad attestarsi a 1,0541.
Lo USD/JPY (大口), invece, risale intorno al livello di 133,68 mentre il GBP/USD scende di circa 90 pips fino a toccare il livello di 1,1914.
Le previsioni
I dati sul mercato del lavoro USA confermano l’atteggiamento aggressivo della Federal Reserve che si attende un’occupazione ancora molto forte mentre i verbali della scorsa riunione del FOMC continuano a mostrare una grande volontà per riportare l’inflazione a livelli normali.
Il primo semestre del 2023 vedrà dunque un parziale calmieramento dell’intensità dei rialzi anche se questo porterà al mantenimento, più a lungo, del tasso neutrale.
Nel breve termine, il dollaro statunitense potrebbe continuare a mostrare una certa resilienza sostenuto dalle mosse di politica monetaria e dalle incertezze sull’andamento dell’economia.
I listini azionari, invece, potrebbero mostrare una brusca accelerazione solo una volta che l’inflazione mostri una rapida discesa e sulle aspettative che la Federal Reserve potrebbe valutare un possibile alleggerimento del costo del denaro nella seconda parte del 2023, azione però ancora non prevista.
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