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Telecom Italia: cosa succede al titolo? Quali scenari per la rete?

Il dossier TIM continua a sconcertare gli investitori dopo le parole del sottosegretario all’innovazione tecnologica Alessio Butti.

Fonte: Bloomberg

Il caso

L’ingarbugliata situazione di TIM non trova una facile risoluzione a causa di continue proroghe alle scadenze imposte dal MoU (Memorandum of Understanding) dello scorso giugno.

La diatriba sta tutta nell’integrazione tra l’infrastruttura di fibra ottica di TIM , FiberCop, con quella di Enel (Open Fiber).

Il piano rimane infatti di rilevanza nazionale per accrescere la digitalizzazione del Belpaese e determina in gran parte le quotazioni in Borsa del titolo. Tuttavia, le diverse parti in causa (CDP, KKR e Macquarie, oltre al Governo) e i loro differenti interessi stanno portando la situazione ad una stasi pressoché completa.

Per chi si fosse perso nella miriade di dichiarazioni contrastanti avvenute nel corso del 2022, ecco un breve riassunto: lo scorso giugno era stato firmato un “patto” (il famoso MoU) in cui i fondi KKR e Macquarie insieme a CDP fissavano un termine al 30 ottobre per l’integrazione di FiberCop in Open Fiber.

Tuttavia, in mancanza di un accordo alla data prefissata, la scadenza della lettera d’intenti è stata prorogata fino al 30 novembre, ma ora anche questo termine è scaduto.

All’inizio di novembre era stata proposta anche una seconda via alternativa al MoU, denominato Piano Minerva, che prevedeva un riassetto societario tramite un’OPA di CDP sull’intera TIM.

Tuttavia, ieri le parole del sottosegretario all’innovazione tecnologica Alessio Butti hanno scatenato le vendite sul titolo dopo che il politico ha affermato che “parlare di OPA totalitaria su TIM è una fantasia”.

Riguardo al MoU, invece, Butti ha dichiarato che il patto non è scaduto per volontà del Governo ma perché non si sono trovate le condizioni economiche. Le dichiarazioni seguono anche quelle delle altri parti in causa (CDP, Macquarie e Open Fiber) che il 29 novembre, in vista della scadenza del MoU, avevano dichiarato di voler soprassedere alle scadenze previste dimostrandosi però pienamente disponibili a discutere per l’integrazione su un nuovo tavolo di lavoro.

Un ulteriore problema riguarda però la presenza del gruppo mediatico Vivendi come azionista di maggioranza di TIM con il 23,7% delle quote.

Infatti, restano ancora molte discrepanze sulla valutazione della rete di fibra ottica con Vivendi che ha valutato (un po' a modo suo) l’intera infrastruttura a ben €31 miliardi contro una cifra stimata dal consensus tra i €16 e i €18 miliardi.

Questa differenza di visioni crea quindi i presupposti per un ulteriore querelle visto che l’eventuale acquirente (CDP) non avrebbe alcuna intenzione di pagare otto volte di più rispetto all’attuale capitalizzazione di TIM a Piazza Affari (€4,43 miliardi).

Nonostante questo, il gruppo francese si è dimostrato comunque disponibile a trovare una soluzione in tempi brevi.

Gli effetti sul mercato

Ieri, dopo le dichiarazioni di Butti, il titolo TIM è scivolato del -7% fino al minimo intraday di €0,2003 per poi recuperare parzialmente a fine seduta a €0,2064. Oggi, le azioni aprono in verde e mostrano una performance positiva del +2% fino a €0,21.

Le previsioni

La trattativa su TIM continua a rimanere una grande incognita per gli investitori con i prezzi che si muovono violentemente in linea con le informazioni sull’operazione. Detto ciò, crediamo che il titolo possa continuare il suo trend primario ribassista anche nelle prossime settimane, sulla scia dell’indecisione che regna tra le parti, con le azioni che potrebbero scendere al di sotto della soglia di €0,20.

Di conseguenza, non vediamo una risoluzione del dossier nel breve termine.

Tuttavia, un eventuale risoluzione dell’impasse con un accordo anche parziale tra le parti potrebbe generare forti acquisti nel breve termine che potrebbero portare il titolo fino alla prima resistenza di breve periodo fissata a €0,2126.

Sicuramente un’integrazione tra FiberCop e Open Fiber creerebbe un operatore vincente sul territorio italiano con possibili opportunità di sviluppo anche all’estero. Tuttavia, le condizioni critiche della società, con un indebitamento vicino ai €25 miliardi, rende un turnaround societario ormai essenziale anche se la presenza del governo frena la possibilità di manovra degli operatori privati.

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