Trimestrali bancarie: risultati migliori delle attese

A metà seduta i colossi del mondo bancario americano hanno aperto la stagione delle trimestrali pubblicando i loro dati finanziari. JPMorgan Chase (+5,4% in apertura) ha registrato un utile nel primo trimestre in rialzo del 52% rispetto allo stesso periodo del 2022 a $12,62 miliardi con un utile per azione di $4,10 per azione, battendo anche le attese del consensus.

L’amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, ha sottolineato la robustezza dei risultati che confermano la solidità dell’istituto nel settore bancario americano. Il numero uno della banca Usa ha inoltre commentato riguardo ai rischi della crisi bancaria affermando che “probabilmente le condizioni future si inaspriranno” anche se ha rassicurato i mercati sottolineando che le attuali condizioni del settore sono molto migliori rispetto a quelle del 2008.

Wells Fargo (+1,4% in apertura) ha invece archiviato i primi tre mesi dell’anno con utili a $5 miliardi, un incremento del 32% anno su anno. Il CEO Charlie Scharf è rimasto piacevolmente sorpreso dai risultati anche se ha ammonito sull’intenzione della banca di continuare a migliorare sul piano dell’efficienza aziendale così da minimizzare i possibili effetti dovuti da eventuali esternalità negative.

Infine, Citigroup (+1,6%) ha riportato utili netti nel primo trimestre pari a $4,6 miliardi, $2,19 per azione, mentre i ricavi sono stati pari a $21,4 miliardi. Gli utili sono quindi saliti del 12% anno su anno includendo anche i proventi della vendita di alcune attività in Asia.

E la crisi bancaria?

Molti operatori consideravano le prime trimestrali bancarie come una cartina tornasole sullo stato di salute dell’intero sistema bancario americano. Le attese non sono state deluse con i risultati che parlano chiaro. I colossi del settore continuano a macinare enormi profitti grazie soprattutto all’aumento del margine di interesse (la differenza tra ciò che la banca paga per i depositi e ciò che riceve dai prestiti).

L’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve ha quindi avuto un effetto positivo sui bilanci delle banche proprio per la capacità di queste ultime di aumentare i profitti.

Inoltre, a pesare positivamente sui grandi istituti sono stati gli ingenti afflussi di depositi provenienti dalle banche più piccole, da cui erano partiti tutti i problemi.

Questo rassicura in parte i mercati che ora sono ancora più convinti del fatto che la crisi riguardi solo certi specifici attori del comparto limitati alle banche regionali.

Insomma, non è l’alba di una nuova crisi bancaria come quella del 2008 sebbene lo spavento tra gli operatori sia stato forte anche se il futuro ci può riservare altre spiacevoli sorprese soprattutto sul piano degli istituti regionali più in difficoltà.

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