First Citizens acquista alcuni asset di Silicon Valley Bank
Silicon Valley Bank sarà inglobata da un istituto bancario rivale notizia che in Europa sta sostenendo le Borse e le quotazioni delle azioni del comparto finanziario.
Il caso
Oggi la notizia dell’acquisizione di alcuni asset di Silicon Valley Bank da parte di First Citizens BancShares sta dando un po' di ottimismo alle quotazioni dei listini del Vecchio Continente. First Citizens acquisterà quindi tutti i depositi, i prestiti e le 17 filiali di SVB che già oggi apriranno sotto il nuovo proprietario.
L’operazione è stata decisa durante il fine settimana con First Citizens BancShares che ha dato alla FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) un diritto di rivalutazione sulle proprie azioni pari a $500 milioni. I due istituti hanno inoltre aderito ad un concordato di condivisione delle perdite così che la FDIC possa assorbire parte delle minusvalenze derivate dagli asset di SVB.
Le informazioni non sono chiare ma l’operazione di acquisto includerà i $119 miliardi in depositi e i $72 miliardi di prestiti di SVB mentre ben $90 miliardi di titoli resteranno in amministrazione controllata sotto la tutela della FDIC.
Il deal ha riportato fiducia all’intero settore bancario Usa. First Citizens è infatti tra le più grandi banche del paese con $109 miliardi di asset mentre dopo l’operazione arriverà ad essere tra le prime 25.
La FDIC ha stimato che il fallimento di SVB costerà al fondo di assicurazione federale circa $20 miliardi, il 10% degli asset di SVB prima che fallisse.
La situazione sui mercati
La notizia ha in parte rassicurato gli investitori che oggi sui mercati europei stanno favorendo proprio il comparto bancario dopo il brusco sell-off di venerdì scorso.
I principali indici del Vecchio Continente hanno aperto in verde dopo le rassicurazioni sulla solidità di Deutsche Bank e le accuse di un attacco speculativo subito l’ultimo giorno di mercati aperti della scorsa settimana.
In lieve ripresa il cambio EUR/USD che sale in area 1,0773, la coppia GBP/USD è a 1,2265 mentre lo USD/JPY (大口) si riassesta sopra 131 in zona 131,50.
Continua la corsa agli sportelli degli istituti regionali. Gli investitori però cercano alternative
Intanto nelle ultime settimane si è assistito ad un vero esodo dei depositi dalle banche regionali che vengono spostati verso istituti più capitalizzati che stanno ricevendo un ingente aumento della liquidità.
Bank of America ha inoltre notato che questo fenomeno, accaduto anche nel 2008 e nel 2020, in entrambi i casi è stato seguito da un successivo taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve eventualità che potrebbe ripetersi anche quest’anno.
Questa massa enorme di denaro sta confluendo nei cosiddetti money market funds che solo negli Stati Uniti hanno visto crescere le proprie masse gestite di ben $300 miliardi in un solo mese fino a $5,1 trilioni totali.
Questo tipo di fondi immobilizzano il denaro in asset molto liquidi e relativamente sicuri, come i titoli di stato statunitensi a breve termine, risultando quindi una valida alternativa ai depositi delle banche regionali che, oltre ad offrire bassi rendimenti, al momento stanno anche preoccupando i clienti per i timori di possibili altre crisi di liquidità.
Qual è la soluzione?
Il salasso dai depositi bancari delle banche regionali statunitensi continua ad imperversare con il rischio che altri istituti regionali possano entrare presto in difficoltà a causa di una crisi di liquidità.
La situazione sembra essere sotto controllo con i regolatori che continuano a sostenere che il settore bancario resta solido e che nel caso di guai interverranno assicurando i depositi e mettendo in salvo gli istituti.
Una parziale soluzione al problema sarebbe quella di aumentare i rendimenti sui depositi nelle banche così da frenare l’esodo di denaro e calmierare i rischi di possibili nuove crisi di liquidità.
Nonostante questo, alcuni restano pessimisti sull’evoluzione della crisi del settore bancario, la peggiore dal 2008, che potrebbe fornire l’innesco per un più ampio peggioramento dei fondamentali macroeconomici negli Stati Uniti e in Europa.
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