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Inflazione Germania in rialzo ma in linea con le attese. Italia mostra leggero calo

Le pressioni inflazionistiche nei due paesi dell’Area Euro rimangono elevate fattore che conferma l’atteggiamento aggressivo della BCE sui tassi di interesse.

Fonte: Bloomberg

I risultati in Germania

Questa mattina Destatis (Statistisches Bundesamt) ha rilasciato i dati sull’inflazione in Germania nel mese di gennaio che sono risultati in crescita rispetto al mese precedente ma in linea con le previsioni.

Il CPI (Consumer Price Index) su base annuale è salito al +8,7% mentre il dato di dicembre è stato rivisto al +8,1%. Su base mensile l’incremento è stato del +1% rispetto al -0,8% precedente.

L’inflazione armonizzata ha invece indicato un aumento al +9,2% a/a in calo rispetto al +9,6% a/a di dicembre mentre mese su mese l’incremento è stato del +0,5%.

L’indice core, che esclude i panieri dei beni energetici e alimentari, è aumentato a gennaio del +5,6% a/a fattore che però dimostra una componente inflazionistica anche in altri gruppi di beni, in particolare quelli non-durevoli per la pulizia della casa (+14,6%) e quelli relativi ai prodotti legati al tabacco (+8%).

I risultati mostrano anche che le pressioni inflazionistiche rimangono elevate in particolare per quanto riguarda i beni energetici e alimentari. A gennaio quelli energetici sono in aumento del +23,1% anno su anno, nonostante i sussidi governativi, mentre gli alimentari sono saliti del +20,3% a/a con una particolare accelerazione nei latticini (+35,8%), grassi e olii (+33,8%) e cereali (+22,7%).

Destatis spiega che il principale motivo del rialzo dei prezzi è dovuto all’interruzione, a dicembre, dei programmi di assistenza pubblica per calmierare il carovita.

La crescita dei prezzi si è trasmessa però anche al settore dei servizi con questi ultimi che sono saliti del +4,5% anno su anno.

Infine, anche nei principali Länder tedeschi l’inflazione a gennaio è rimasta ancora elevata con lievi segnali di calmieramento. Nella Renania Settentrionale-Vestfalia il CPI è salito al +8,3% a/a (+8,1% a dicembre), nel Brandeburgo è cresciuto al +8,7% a/a (+9,1% a dicembre), nel Baden-Württemberg e in Assia si è stabilizzata al +8,5% a/a mentre in Baviera ha raggiunto il +8,8% a/a (+9,2% a dicembre).

Fonte: Destatis

I risultati in Italia

Nel Belpaese l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso i dati relativi all’inflazione nel mese di gennaio. L’indice dei prezzi al consumo indica un rallentamento al +10% su base annuale (stime preliminari al +10,1%) rispetto al +11,6% a/a del mese precedente. Su base mensile l’incremento è stato pari al +0,1% contro stime ferme al +0,2%.

A livello armonizzato, invece, il CPI è sceso al +10,7% a/a (più delle attese ferme al +10,9% a/a) rispetto al +12,3% a/a di dicembre mentre mese su mese è calato del -1,5%.

L’Istat comunica che la flessione del CPI è dovuta principalmente al calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +70,2% a -12%) e alimentari non lavorati (da +9,5% a +8%) i cui effetti sono stati però parzialmente controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi nei beni durevoli (da +6,4% a +6,8%) e in quelli non durevoli (da +6,1% a +6,7%).

L’inflazione di fondo, che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi, è salita al +6% a/a rispetto al +5,8% a/a precedente. Quella al netto dei soli beni energetici è rimasta stabile al +6,2% a/a.

Fonte: Istat

Gli effetti sui mercati

Le Borse europee avviano la seduta odierna in ribasso con il Germany 40 che sconta l’aumento dell’inflazione a gennaio a partire dalle 9:24 in cui apre un trend minore ribassista fino ai minimi intraday di 15.242 punti e mostrando una performance in calo del -0,76% rispetto alla chiusura precedente.

A Milano l’Italy 40 scende del -1,12% fino al minimo di giornata a 27.069 punti per poi recuperare parzialmente fino a 27.124 punti.

Sul lato dei cambi, l’EUR/USD mostra molta volatilità soprattutto a partire dalle 9:00 di questa mattina. L’eurodollaro scende fino ad un bottom di 1,0635 per poi stabilizzarsi al rialzo di circa 10 pips.

Le previsioni

I dati sull’indice dei prezzi al consumo in Germania e Italia indicano che l’inflazione rimane più solida delle previsioni del mercato. In Germania le pressioni inflazionistiche continuano a rimanere elevate a causa dei prezzi elevati di energia e alimentari mentre la crescita del CPI si è estesa anche ad altre categorie di beni.

In Italia, invece, il calo dell’inflazione è dovuto alla riduzione dei prezzi delle materie prime energetiche nonostante i dati abbiano evidenziato un leggero aumento nella componente di fondo, indice che le pressioni sui prezzi si sono trincerate all’interno dell’economia.

Alla luce di ciò, gli atteggiamenti aggressivi della Banca Centrale Europea restano del tutto giustificati. Il Governatore Christine Lagarde ha più volte ribadito la volontà dell’istituto di Francoforte di continuare ad alzare i tassi di interesse per frenare la crescita dell’inflazione e riportarla intorno al +2% a/a, livello considerato non deleterio per l’economia.

Dal nostro punto di vista, i dati di oggi sono indice che la lotta contro le pressioni inflazionistiche è tutt’altro che vinta e questo potrebbe portare ad ulteriori tensioni sui mercati finanziari. La BCE proseguirà con un rialzo dei tassi di interesse almeno per le prossime due riunioni per poi valutare un eventuale stop in modo da osservare gli effetti sull’economia.

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