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Brexit no-deal più vicina. Quali sono le alternative per il Regno Unito?

Quattro no alle proposte sulla Brexit. Domani in parlamento nuovo voto all'accordo May. Più vicina l'uscita senza accordo (12 aprile). Alternative: elezioni generali, referendum bis, rinegoziazione accordo, cancellazione Brexit.

Brexit Fonte: Bloomberg

Il no-deal può essere evitato, a patto che il Regno Unito trovi valide motivazioni.

Nella serata di ieri è arrivato l’ennesimo no corale dal Parlamento inglese, che ha bocciato nuovamente tutti e quattro gli indicative votes al vaglio dei deputati, aprendo così la possibilità ad una Brexit senza accordo il prossimo 12 aprile, scadenza breve concessa da Bruxelles alla Corona.

Le quattro proposte bocciate

No alla permanenza di Londra all’interno dell’Unione doganale, condizione richiesta fin dal principio dal laburista, nonché leader dell’opposizione, Jeremy Corbin. La proposta, bocciata al primo turno con sei voti di scarto, ha ridotto questa volta il divario a soli tre voti.

No alla richiesta di un secondo referendum, a prescindere dal piano che il Parlamento deciderà di approvare.

No all'appartenenza inglese al mercato unico (condizione di cui attualmente gode la Norvegia). A seguito del voto negativo della Camera, il parlamentare Nick Boles si è dimesso dal suo partito perché "incapace di compromessi".

No alla revoca dell’Articolo 50 per evitare l’ipotesi di no-deal, opzione esclusa in maniera netta dai parlamentari con 292 no e 191 sì.

Qualche speranza in più giunge invece dall’Unione, che ha ribadito il proprio sì ad un ulteriore rinvio per scongiurareil l'uscita senza accordo, esclusivamente nel caso in cui il Regno Unito sia in grado di fornire ragioni convincenti che motivino tale decisione.

Regno Unito: Brexit (e Parlamento) in alto mare

Complessivamente, l’atteggiamento britannico sembra ormai improntato alla sola protesta: sebbene i voti indicativi dei parlamentari non siano vincolanti, nel caso di approvazione di uno di essi, Theresa May difficilmente avrebbe potuto ignorarlo.

In vista del prossimo Consiglio europeo straordinario del 10 aprile, la Gran Bretagna dovrà decidere cosa fare, o, alternativamente, percorrere la strada più dura, quella dell’uscita senza accordo, che porrebbe l’intera Inghilterra in difficoltà e che creerebbe una spaccatura interna all’Irlanda.

Brexit: agenda dei lavori e voti attesi

Dopo la seconda fase di indicative votes, il Parlamento si troverà a discutere nuovamente domani, mercoledì 3 aprile. In tale sede, May dovrebbe sottoporre per la quarta volta ai deputati il proprio accordo (a sua volta contestato dallo speaker alla Camera, John Bercow, per via di un regolamento che vieterebbe il voto di un testo non modificato già oggetto di scrutinio parlamentare).

Nel caso questo non passasse, per il Regno Unito si aprirebbero due strade: la Brexit più hard, con il no-deal il prossimo 12 aprile, o la richiesta a Bruxelles di una ulteriore estensione dell’Articolo 50, che l’Unione concederebbe solo a condizione che il Regno Unito decida di percorrere una delle seguenti strade: nuove elezioni generali inglesi, referendum bis, rinegoziazione completa dell’accordo (su solidi capisaldi), cancellazione della Brexit o, un’ultima volta, il via libera al pluribocciato accordo May.

In mattinata Michael Barnier, a capo delle negoziazioni sulla Brexit per l'Unione europea, ha inoltre paventato la possibilità di una nuova turnata di indicative votes entro questa settimana.

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