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A poco più di un mese dall’avvio del nuovo anno cinese, Pechino si prepara ad accogliere il segno del Maiale ( 5 febbraio 2019) con spirito critico sui mercati finanziari.
L'attività manifatturiera in Cina a dicembre si è contratta per la prima volta in 19 mesi, a causa del rallentamento della domanda interna ed estera, dovuto da una crescita economica meno pronunciata e dall’effetto dazi sui mercati. Se si guarda infatti al solo 2018, 250 miliardi di dollari di controvalore in merci cinesi è stato colpito dai dazi americani; i beni a stelle e strisce vessati da tariffe cinesi si è invece attestato a 110 miliardi, per complessivi 360 miliardi.
Cina, calo dei PMI: alert sull'economia del Dragone
L’ultimo dato ufficiale sul PMI ha evidenziato lunedì scorso una contrazione a 49,4, prima volta dal luglio 2016 che l’indice cinese scende al di sotto della soglia dei 50 (che divide una fase di crescita da una di contrazione). Questa mattina è stata invece la volta del PMI di Caixin/Markit, più focalizzato sulle piccole imprese esposte all'export: dai 50,2 di novembre, il dato è sceso a 49,7, registrando una prima contrazione dal maggio 2017, peggiore rispetto alle attese degli analisti. Il calo della domanda estera ha impattato negativamente sui nuovi ordini registrati da Pechino, scesi per la prima volta da due anni e mezzo.
Immediata la reazione dei mercati: mentre Shanghai si è lasciata indietro l’1%, Hong Kong ha perso oltre il 2,6%. Non è andata meglio a Taiwan, che ha chiuso le contrattazioni con un ribasso dell’1,8%, sul quale ha pesato l’annuncio di Pechino di voler riunire Taiwan alla Cina “anche con la forza”. L’obiettivo del Dragone è ottenere una riunificazione pacifica, sebbene non intenda lasciare spazio "ad attività separatiste", nell’interesse delle due parti.
Guerra commerciale: verso il faccia a faccia Xi-Trump
Coi mercati che si trovano a fare i conti coi primi effetti della politica commerciale americana di imposizione tariffaria, l’attenzione degli operatori resta viva sulla settimana del 7 gennaio, quando i due presidenti, Donald Trump e Xi Jinping, si siederanno al tavolo delle trattative (prima a Pechino, poi a Washington) per cercare di raggiungere un accordo.
Secondo previsioni, la trattativa dovrebbe vedere una parziale risoluzione dei conflitti: a Pechino verrà chiesto di aumentare l’acquisto di beni e servizi made in Usa, mentre l’attenzione di Xi sarà rivolta all’incremento dell’import di servizi propri per i prossimi 5 anni.
Resta invece scoperto il settore tecnologico: la ricerca della supremazia nel comparto del tech sembra destinata a seguire un iter più complicato, con le due maggiori potenze mondiali non intenzionate a fare passi indietro su tale fronte. Il piano d’azione, a proposito, potrebbe puntare ad alleggerire le pressioni cinesi sul trasferimento di tecnologia a partner locali nel caso in cui una società statunitense sia interessata ad operare su quel mercato.