Cina: taglio del target di crescita 2019 tra 6% e 6,5%. Da Pechino nuovi stimoli all'economia
Il Dragone rivede i propri obiettivi di crescita. Pesano l'aumento del debito e gli effetti della guerra commerciale Usa-Cina. Ulteriori stimoli all'economia: taglio delle tasse, investimenti in infrastrutture, prestiti alle PMI.
Battuta d’arresto per le borse asiatiche che, pur sugli entusiasmi di un possibile accordo Usa-Cina, si trovano a fare i conti con un’economia che cambia. Come da attese, Pechino ha infatti tagliato il suo obiettivo di crescita 2019, ridimensionandolo in un range compreso tra il 6% ed il 6,5%. Lo scorso anno era pari al 6,5%.
Tokyo ha chiuso la giornata in calo dello 0,45%; male Sidney e Singapore, giù rispettivamente dello 0,3% e dello 0,55%. Si riprendono invece Shanghai e Hong Kong, con rialzi dello 0,9% e dello 0,10% circa.
A motivare la revisione degli obiettivi, hanno spiegato fonti interne, le crescenti sfide derivanti dall'aumento del debito e gli effetti della disputa su commercio e tecnologia con gli Stati Uniti.
Non è tutto: per contrastare il rallentamento economico, il governo ha promesso ulteriori stimoli, tra cui il taglio delle tasse fiscali e delle tasse sociali, l’aumento degli investimenti in infrastrutture e nuovi prestiti alle piccole imprese.
Riflettendo le attese di un minore gettito fiscale ed una maggiore spesa pubblica, Pechino ha quindi alzato il proprio obiettivo di deficit di bilancio al 2,8% del Pil, in rialzo rispetto al 2,6% dello scorso anno.
Il ministero delle finanze ha quindi portato la quota delle obbligazioni emesse dal governo locale a 2,15 trillion di yuan ($320 miliardi), 0,8 trillion di yuan oltre la soglia dello scorso anno.
Tali fondi saranno utilizzati esclusivamente per spingere nuovi investimenti infrastrutturali, che andranno a fornire sostegno all'economia nel breve termine, ma che potrebbero creare qualche squilibrio in più su archi temporali più estesi.
Intanto, l’attesa è rivolta al vertice del prossimo 27 marzo (o una data molto prossima a tal giorno), quando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente cinese Xi Jinping potrebbero raggiungere un accordo commerciale formale.
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