Queste informazioni sono state preparate da IG Markets Limited e IG Europe GmbH (di seguito "IG"). Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti e del riassunto trimestrale.
Uno nel 2015, uno nel 2016, tre nel 2017, quattro (presumibilmente) nel 2018: qual è la previsione per l’anno 2019?
Dopo una due giorni di riunione, stasera la Federal Reserve rivelerà al mercato i futuri piani di politica monetaria. Alle ore 20:00 italiane il Comitato Federal Open Market (FOMC) darà l'annuncio sul tasso d’interesse. Alle 20:30 sarà invece la volta del governatore Jerome Powell in conferenza stampa.
Ormai da mesi i mercati scontano l’eventualità di un quarto rialzo del costo del denaro, seppur con un consensus calante: la forchetta americana dovrebbe spostarsi dall’attuale livello a 2,00-2,25% al gradino successivo posto a 2,25-2,50%. Se così fosse, delle otto riunioni del FOMC che si tengono ogni anno, il 2018 avrebbe visto nel 50% dei casi un incremento. Il tasso sulle riserve in eccesso dovrebbe invece essere alzato di 20 punti base, al 2,40%, con l’obiettivo di mantenere all’interno dell’intervallo obiettivo il tasso effettivo dei Fed funds.
Tra le novità certe, il passaggio da quattro a otto conferenze stampa annue a partire dall’anno 2019, una per ogni meeting del FOMC: un cambio di comunicazione al mercato che meglio si accompagna alla dinamicità dei movimenti che la piazza finanziaria si trova ad affrontare.
Al centro della discussione restano invece i numeri per l’anno 2019: la crescita americana continua a battere se stessa, attestandosi al 3% anno su anno, accompagnata da un tasso di disoccupazione in calo e un livello d’inflazione a target.
A frenare il processo di normalizzazione dei tassi, volto a raggiungere la soglia di neutralità (livello oltre il quale l’istituto centrale non fornisce più al mercato il proprio appoggio accomodante) si inseriscono stime di crescita economica globale in calo, rallentamento della motrice produttiva cinese, turbolenze politiche europee e questioni geopolitiche mediorientali. Tutt’attorno, l’incognita della guerra commerciale, voluta dal presidente Donald Trump, con effetti a tappeto sugli scambi (e sulle bilance) commerciali al di qua e al di là del Pacifico.
Trump, promotore di una politica accondiscendente alle realtà produttive ed imprenditoriali, ha più volte ribadito la necessità di un dollaro non troppo forte, da accompagnarsi ad un costo del denaro atto a favorire l’attività locale.
Il dollaro, dal canto suo, si è apprezzato del 7% in otto mesi contro il paniere delle principali valute, mentre Wall Street si prepara a concludere il peggior dicembre dal 1980.
Un rialzo dei tassi da parte dell’istituto presieduto da Powell, le cui volontà sono indipendenti rispetto a quelle della Casa Bianca, dovrebbe ribadire l’autonomia delle decisioni in capo alla Fed, che comunque non potrà ignorare le parole di Trump. Il Tycoon, dopo aver descritto come “scellerata” la linea dura seguita dalla banca centrale americana, si è augurato che “la gente a capo della Fed” leggesse l’editoriale pubblicato ieri del Wall Street Journal “prima di compiere un altro errore”.
Il titolo del quotidiano economico?