Fiducia a Theresa May. Brexit: Si discute un Piano B. Corbyn: prima cosa, escludere il no deal
Con 325 voti May batte la sfiducia e rilancia il dialogo. Corbyn: necessario cancellare dal tavolo l'opzione di uscita senza accordo. Effetti moderati sulla sterlina.
Con 325 voti contrari alla sfiducia e 306 voti a favore, Theresa May si assicura il primo posto al governo del Regno Unito. A scegliere di confermare la Premier sono stati il partito Conservatore e la schiera dei Democratici unionisti (DUP); ad opporsi, come da attese, la fazione di Jeremy Corbyn, che dopo aver presentato la mozione di sfiducia dovrà ora aprirsi al dialogo con l’esecutivo per pensare ad un piano B.
Corbyn incassa, May chiede il dialogo
Il no incassato dall’accordo di Theresa May per una soft Brexit rischia ora di tradursi in un no deal, la situazione peggiore per il Regno Unito, che si troverebbe fuori dall’Europa senza una disciplina concordata su confini e scambi internazionali.
“Vorrei incontrare i rappresentanti di ogni partito individualmente, e vorrei iniziare a farlo questa sera stessa” ha annunciato Theresa May al termine del voto di sfiducia.
Corbyn, mettendo le mani avanti, ha ignorato l'invito della leader conservatrice a collaborare alla stesura di una strategia alternativa, ribadendo la disponibilità a parlare solo quando l’eventualità di una Brexit no-deal sarà tolta dal tavolo.
"Il governo deve rimuovere chiaramente una volta per tutte l’eventualità catastrofica di un'uscita senza accordo dall'Unione europea, con tutto il caos che ne deriverebbe".
Nel frattempo, il leader del partito nazionale scozzese, Ian Blackford, è tornato alla carica chiedendo un secondo referendum da mettere sul tavolo prima di rispondere alla richiesta di aiuto di Theresa May nel trovare un percorso alternativo per la Brexit.
Piano B in scadenza. Rilancio delle trattative
L’obiettivo di Theresa May da qui fino alla sera di domenica (quando scadrà il periodo transitorio per valutare una soluzione alternativa all’accordo sulla Brexit bocciato martedì sera) sarà passare attraverso lo stretto corridoio di proposte per cercare di modificare il proprio piano.
Il lavoro non sarà semplice, considerato che il deal a firma May ha subito la sconfitta più grande che la Camera dei Comuni abbia mai visto dagli anni '20.
Nonostante il limitato sostegno ricevuto all’accordo originale, la leader dei conservatori sa di non potersi spingere troppo in là, conscia della necessità di trovare una soluzione rapida per ottenere l’apertura dell'Unione doganale europea.
L'arma che sfodererà May di fronte a Bruxelles potrebbe esser proprio quella più temuta dagli stessi inglesi: il no-deal, l'opzione peggiore per tutti che, pur di esser evitata, potrebbe implicare la concessione di qualche strappo in più al Regno Unito.
Brexit no-deal è ancora una possibilità
Nonostante sia maggioranza che opposizione concordino sul fatto che un’uscita senza accordo è la peggiore situazione che il Regno Unito possa trovarsi ad affrontare, Downing Street sa di non poter escludere tale scenario. "Lasceremo l'Unione europea, la nostra preferenza è con un accordo" hanno confermato dal civico 10.
Al momento, qualche rassicurazione aggiuntiva si lega alla possibilità di una proroga dell'Articolo 50, che sposterebbe più in là il termine del 29 marzo 2019.
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