Guerra commerciale, borse in rosso: la Cina alza i dazi. Trump rilancia su tutto
Affonda Wall Street, in calo Shanghai che recupera in chiusura. Amministrazione Trump al lavoro per valutare l'estensione delle tariffe a $325 miliardi di beni. La Cina spera nuovi stimoli da Pechino. USD/CNH in assestamento.
Effetto dazi anche sui listini asiatici, che tornano a quotare sui livelli di inizio febbraio, salvo poi riprendersi in chiusura. Dopo i ribassi tra il 2,5 e il 3,5 per cento registrati ieri da Wall Street oggi è stata la volta della Cina, il cui comparto equity ha risentito delle contromosse cinesi all’aumento dei dazi di Washington (in vigore da venerdì 10 maggio), trovando però sostegno nella speranza di nuovi aiuti dal Governo di Pechino.
Guerra commerciale: perché i dazi
La guerra commerciale tra le prime due maggiori economie al mondo non accenna a riassorbirsi, spinta da interessi di carattere economico (il deficit della bilancia commerciale statunitense con la Cina) e strategici (la leadership nel settore tecnologico). Tra i motivi del via libera allo scatto tariffario dal 10 al 25% su 200 miliardi di merci esportate da Pechino (tra cui mobili, climatizzatori, lampade, parti di auto), il venir meno da parte del Dragone ad alcune richieste avanzate (ed imposte) dall’amministrazione Trump, concernenti anzitutto il furto di proprietà intellettuale ed il trasferimento forzoso di tecnologia.
Guerra commerciale a più direzioni
In una controffensiva che ha carattere più simbolico che economico, Pechino ha annunciato ieri l’aumento delle tariffe a partire dal primo giugno su circa 60 miliardi di prodotti esportati dagli Usa (tra cui prodotti chimici, apparecchi medicali, componenti elettronici), con uno scatto dall’attuale 10% (giù alzato rispetto all’iniziale 5%) ad una soglia tra il 20% e il 25%, cui si aggiungono le tariffe tra il 15% e il 25% in essere su frutta, soia, carne bovina e di maiale e gas.
Complessivamente nel 2018 gli Usa hanno importato dalla Cina circa $540 miliardi di mercati, superiori ai $505 miliardi del 2017; la Cina ha invece esportato dagli Usa $120 miliardi di beni, in calo rispetto ai 130 miliardi dell’anno precedente.
Guerra commerciale news e sviluppi
Secondo Hu Xijin, caporedattore del Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo, la Cina "potrebbe bloccare gli acquisti di prodotti agricoli e di energia a stelle e strisce, ridurre gli ordini di Boeing e restringere il commercio dei servizi". Hu ha quindi aggiunto: "Molti accademici cinesi stanno discutendo circa la possibilità di scaricare sul mercato titoli del Tesoro americano e di come farlo in modo mirato e strategico".
Intanto ieri l'Office of Trade Representative ha annunciato che "il Presidente ci ha ordinato di iniziare il processo finalizzato all’aumento dei dazi su tutte le restanti importazioni dalla Cina (non ancora vessate), per un totale di oltre 200 miliardi di dollari".
Guerra commerciale: effetti sui mercati
Lo Shanghai Composite ha aperto gli scambi martedì in calo dell'1% al pari dell’indice delle blue-chip cinesi, riuscendo poi a contrastare le perdite di giornata terminando poco sotto la parità grazie, secondo alcuni analisti, agli acquisti fatti dalla "squadra nazionale". Gli operatori stanno inoltre speculando circa la possibilità che il governo del Dragone stanzi ulteriori misure a sostegno dell’economia. Il mercato sembra avere un disperato bisogno di un accordo, che inneschi un rinnovato ottimismo.
Dopo esser tornato sui massimi di fine dicembre in area 6,9200, il cambio USD/CNH nel mercato valutario lo yuan offshore è salito sui commenti di Trump, rimbalzando a 6,8935. Alla fine del prossimo mese il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovrebbe incontrare il presidente cinese Xi Jinping in un vertice G20 in Giappone.
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