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Theresa May sconfitta 432 a 202: palla al centro e pressing sulla Brexit.
Mentre il Parlamento inglese si prepara ad un nuovo voto di sfiducia (questa volta chiamato dall’opposizione dei laburisti) il mercato si interroga quali saranno le prossime mosse.
Brexit, via al coutdown: mancano 72 giorni
Mancano poco più di due mesi al 29 marzo e, ancora una volta, tutto sembra possibile, meno che un finale certo. Dopo aver respinto l'accordo sulla Brexit raggiunto dal Primo Ministro, Theresa May, assieme con Bruxelles, il governo della corona dovrà ora trovare un'alternativa migliore, in grado di raccogliere la maggioranza alla Camera dei Comuni, obiettivo tutt’altro che facile, considerata la schiacciante sconfitta.
Brexit news: le prossime tappe. Tre giorni per trovare un piano B
Dopo la bocciatura degli emendamenti presentati appena prima del voto definitivo martedì sera (che sarebbero serviti a far digerire meglio un accordo inviso sia ai remainers, che ai brexiteers), l’amministrazione May avrà ora tempo tre giorni lavorativi (grazie alla proposta dell’ex procuratore generale, il conservatore Dominic Grieve, votata sul finire della scorsa settimana) per valutare un piano B, ammesso che ce ne sia uno.
La palla passa così, nuovamente, alla discussione parlamentare.
Brexit, cosa succede ora: gli scenari possibili
Tra le fazioni dei Remainers, favorevoli alla permanenza nell'Ue, sono emerse indiscrezioni secondo cui un gruppo di parlamentari, compresi ex ministri conservatori, starebbero collaborando all'introduzione di misure che renderebbero più facile per i parlamentari proporre nuove leggi e circumnavigare il potere esecutivo del governo. Ciò consentirebbe di bloccare una Brexit senza accordo e di tenere un secondo referendum che offra due opzioni: l'accordo sulla Brexit di May o il no Brexit.
Tra i Brexiteers più convinti vi sono invece coloro che accoglierebbero con favore la prospettiva di lasciare l'UE senza un accordo e di ricorrere alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) per gestire i traffici transfrontalieri. Il no-deal rappresenterebbe una forma di default che, di fatto sarebbe dichiarata al momento dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, il prossimo 29 marzo.
Vi sono quindi i Remainers osservanti del voto, che hanno votato per rimanere nell’Unione ma che da allora si sono impegnati a fornire un sostegno affinché la decisione del popolo fosse rispettata. Il piano di ministri quali Amber Rudd e David Gauke è tenere una serie di voti indicativi sulle varie opzioni d’attuazione della Brexit, al fine di ottenere un maggior consenso. I dettagli di tale strategia risultano ad ora ancora fumosi.
Infine, i laburisti. Il partito avversario di Theresa May, sta prendendo tempo sulla richiesta di andare ad un secondo referendum (opzione che, alle attuali condizioni, necessiterebbe di un periodo di tempo troppo lungo), mentre il leader della fazione, Jeremy Corbyn, ha annunciato la mozione di sfiducia al governo della premier. Nel caso in cui dovesse passare il voto di sfiducia, l’attuale esecutivo verrebbe sollevato dall'incarico ed il Regno Unito sarebbe destinato ad elezioni anticipate. Al momento, l’unica certezza di voto è il termine di mercoledì alle ore 9:00 (8pm).
Corbyn, che ha sfidato apertamente il governo in carica, sa di avere una sola possibilità.
Brexit: effetti post voto sul mercato valutario
A livello di mercato valutario, la sterlina ha risentito positivamente della possibilità di una nuova apertura del Regno Unito all'Unione e di un parlamento intenzionato a valutare nuove soluzioni. A mancato accordo avvenuto sulla Brexit, il pound si è apprezzato contro euro dello 0,6%, sui massimi da fine novembre 2018, recuperando anche le perdite inizialmente registrate sul cambio GBP/USD.