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Oggi è il giorno della Brexit, e sui mercati torna la speranza che un'uscita "no deal" venga scongiurata. Il tutto, non senza il disappunto degli inglesi sia moderati che pro leave, analogamente insoddisfatti di come le trattative siano state portate avanti.
Alle 14:00 di oggi pomeriggio, il Consiglio dei Ministri inglese si riunirà per discutere della bozza dell’accordo tecnico sull’uscita del Regno Unito dall’Unione. Contemporaneamente, i 27 ambasciatori europei si riuniranno per valutare il testo. A confermarlo è stato ieri lo stesso ufficio del primo ministri britannico, Theresa May.
Il testo, un plico da oltre 400 pagine, affronta tecnicamente alcune delle più importanti questioni concordate dai negoziatori europei e britannici. Il cruccio da sciogliere è quello sui dettagli dell’accordo (non ancora diffusi), specie quelli relativi al compromesso sui principali ostacoli, tra cui la gestione delle dogane e la questione sul confine irlandese.
Come trapelato nelle scorse giornate, il Regno Unito sarebbe quindi riuscito a bloccare la fase di stallo sulla quale si erano arenate le contrattazioni. Nel corso dell’incontro odierno, il governo potrebbe decidere di dare il suo appoggio al testo, sebbene ancora non vi sia nulla di certo.
Brexit ed Iralnda: la questione sui confini resta centrale
Ancora una volta, l’attenzione resta alta sull’Irlanda: l’originale schema della Brexit prevedeva un confine rigido fra la Repubblica d’Irlanda (stato appartenente all’Unione) e l’Irlanda del Nord (regione del Regno Unito); confine che era stato aperto dai due territori appena vent’anni fa.
Sempre oggi dovrebbe riunirsi una delegazione di rappresentanti diplomatici permanenti dei 27 Paesi UE per discutere dello stato delle trattative. Qualora i ministri britannici dovessero trovare oggi un accordo, all’incontro odierno potrebbe seguire nei prossimi giorni una riunione straordinaria del Consiglio Europeo, per discutere, valutare ed eventualmente approvare l’accordo.
Tra il "no deal" e il rischio di una Brexit "solo nel nome"
L’intesa raggiunta lascerebbe perplessi sia i convinti pro leave, sia i moderati. Da anticipazione, l’accordo dovrebbe prevedere la permanenza della Gran Bretagna all’interno dell’unione doganale e in buona parte del mercato unico, evitando la reintroduzione di una nuovo confine fisico fra le due Irlande, per le quali sarebbero stati previste clausole speciali. L’ipotesi di una cosiddetta “Brino”, Brexit In Name Only, torna dunque a farsi largo, col disappunto dei più convinti Brexitieri puri e duri.
Dal canto opposto, qualora l’accordo finisse in un nulla di fatto, si accorcerebbero ulteriormente tempi (e possibilità) per il governo May di definire un piano prima del prossimo 29 marzo. A quel punto, l’unica alternativa per la Gran Bretagna il “no deal”, un’uscita hard che comporterebbe l’assenza di accordi e che avrebbe pesanti conseguenze per l’economia, sia britannica che europea.