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Operatori a caccia di sicurezza sui crescenti rischi politici che aleggiano sull'Europa.
Sono proseguiti anche questa mattina i riposizionamenti degli investitori sui mercati per incorporare i crescenti rischi politici che stanno investendo l’Europa. L’avvicinarsi delle elezioni in Olanda e Francia, insieme ai casi pendenti di Italia (probabile ritorno alle urne) e Grecia (incertezza sulla sostenibilità del debito), stanno riportando segnali di destabilizzazione in Europa. In un clima già precario, non aiutano le considerazioni del cancelliere tedesco, Angela Merkel, che la scorsa settimana ha aperto alla possibilità di creare un’Europa a due velocità. Un elemento di spaccatura questo che accenturare i venti antieuropeisti in vari Paesi.
Gli investitori sembrano prendere atto di tutti questi fattori e cercano di riposizionarsi su asset più sicuri (flight to quality) in vista di uno scenario che si fa sempre più incerto. Il fenomeno interessa tutte le asset class, dall’equity ai govies, passando per le valute e le commodity.
Nello specifico, dei flussi in vendita sono stati registrati nell’ultima settimana sui bond della periferia “allargata”, che include anche la Francia. Gli spread verso il Bund si sono ampliati in maniera considerevole, frutto anche del contestuale desiderio degli operatori di ricercare rifugio nel Bund. Stamane il differenziale Oat-Bund è salito sopra 80 pb, livello massimo da fine 2012. Male anche quello BTp-Bund, che permane sui massimi da 3 anni. Una parte degli acquisti è stata dirottata anche sui Treasury, con i rendimenti che sono scivolati ai minimi da 3 settimane, grazie probabilmente anche ai dati poco convincenti sulla crescita dei salari di gennaio.
Sul fronte valutario, le vendite hanno interessato l’euro verso le principali valute mondiali. Il cambio EurUsd si è allontanato sensibilmente dall’1,08, malgrado una debolezza intrinseca del dollaro. La discesa da inizio settimana è stata particolarmente evidente verso le due valute considerate "porti sicuri", ovvero franco svizzero e yen. Il cambio Eur/Chf stamane ha aggiornato i livelli che non vedeva dal referendum sulla Brexit, mentre quello Eur/Jpy è sceso ai minimi da oltre due mesi.
Il quadro si completa con l’oro, che dopo le vendite scatenate dalla reflazione post voto Usa, è tornato a recuperare terreno. Se gli acquisti del primo mese dell’anno (+5% la performance a gennaio) sono state guidate da una debolezza del biglietto verde, nell’ultima settimana la prosecuzione del rimbalzo viene spiegata da coperture da parte degli operatori in scia clima di incertezza che potrebbe riservare questo 2017 (dato che il dollaro è rimasto sostanzialmente stabile).
L’unica “nota stonata” è il mercato azionario, con Wall Street che continua a correre verso nuovi record. In realtà, anche qui dei primi segnali di titubanza iniziano a trapelare, dato che l’Europa nelle ultime sedute non è stata in grado di tenere il passo delle borse oltre oceano.
La nostra impressione è che il mercato giudichi ancora troppo contenuto il rischio Le Pen come fattore di destabilizzazione dell’area euro, sebbene la tendenza sembra essere crescente. Il sentiment del mercato e gli investitori sono sull'attenti, in vista dei prossimi sviluppi.
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