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Nuovo alert sulla tenuta del governo Merkel e, in generale, sull'operato dell’Unione cristiano-democratica. Dopo quasi 15 anni alla guida della Germania, la cancelliera Angela Merkel ha dovuto affrontare la seconda sconfitta in meno di un mese: prima, l’insuccesso in Baviera a metà ottobre; poi, la turnata elettorale in Assia, dove a trionfare sono stati i Verdi, passati dall11,1 al 19,8 per cento.
Immediata la reazione della cancelliera che, alla guida del partito dal 2000, ha annunciato in mattinata la rinuncia alla nuova candidatura a capo del Cdu. Il quarto mandato a firma Merkel scadrà nell’ottobre 2021. Entrerà invece in corsa per la presidenza del partito Friedrich Merz, ex capo del gruppo parlamentare Cdu.
Scottati dalle urne dell’ultimo stato federale al voto sono stati sia l’Unione cristiano-democratica (Cdu), attualmente ancora al primo posto tra i partiti della regione, sia i socialdemocratici (Spd), scesi rovinosamente al di sotto della soglia del 20%, il peggior risultato dal dopoguerra.
Alla Cdu sono andati il 27% dei voti, contro un precedente grado di apprezzamento del 38,3% ottenuto cinque anni fa. E’ però dalla crisi dei social democratici, storici alleati della Grosse Koalition, cui si devono le pressioni sulla tenuta del governo.
Mentre le dinamiche politiche dominano la scena europea, nella mattinata di lunedì la notizia del voto ha avuto scarsi effetti sul mercato. L’indice Dax ha aperto lunedì sopra la parità, allungando poi il rialzo in area positiva a +2%, dopo l'annncio di Merkel.
Ridotto effetto del voto tedesco anche sui titoli di stato tedeschi, rimasti pressoché invariati. Il miglioramento del rapporto Btp/Bund, tornato in area 300, è infatti da ricondursi alla sola reazione positiva scontata in apertura dal mercato italiano e successiva al giudizio dell’agenzia di rating, S&P, che venerdì ha confermato il proprio merito creditizio italiano due gradini sopra il livello junk, avvertendo però il tricolore con un outlook passato da stabile a negativo.