Andamento EUR/USD nervoso a poche ore dalla Fed: cosa aspettarsi?
Tassi fermi e rasenti lo zero, prosecuzione del quantitative easing, focus sul mercato del lavoro e sulle previsioni economiche: probabile una posizione attendista, in attesa del nuovo corso politico post-elettorale
Mancano poche ore all'annuncio dei risultati degli ultimi due giorni di riunione della Federal Reserve, seguito a stretto giro dalla conferenza stampa del presidente Jerome Powell. In attesa delle novità (o, più probabilmente, del mantenimento dello status quo) in tema di politica monetaria, il cambio euro-dollaro segue un andamento particolarmente volatile, con picchi fino a 1,1882 a metà mattina salvo poi ritracciare, negli ultimi minuti, a 1,1834.
Quali previsioni per le conclusioni di settembre della Fed?
“Non si attendono modifiche sulla politica monetaria” commenta Pietro Bellotti, Premium Client Manager di IG. “Come ad agosto (in occasione dell’incontro dei banchieri federali a Jackson Hole), l'attenzione sarà per le parole di Powell e per l'outlook per i prossimi mesi, in particolare su eventuali aperture verso nuovi pacchetti di aiuti o il prolungamento degli attuali”.
Il rimando dunque è ai sostegni fiscali governativi per cui, tuttavia, è altamente probabile che bisognerà aspettare il dopo-elezioni presidenziali, a novembre, con conseguente rinnovo del Congresso.
Al momento infatti il pacchetto di aiuti è ancora in stallo tra la Camera dei Rappresentanti e il Senato. Dopo la conclusione del primo round di sostegni (un programma da 2.200 miliardi di dollari, scaduto lo scorso 31 luglio), Democratici e Repubblicani si sono infatti scontrati sulla possibilità di un prolungamento dello stesso (o della creazione di un nuovo programma), ma soprattutto sull’entità degli aiuti.
Secondo quanto dichiarato dagli analisti di Morgan Stanley ieri, la Fed potrebbe dunque applicare una strategia di “wait and see”: i questo caso, tuttavia, l'attesa è per i prossimi movimenti politici. Dall’inizio della pandemia il tasso di disoccupazione negli Usa, dopo aver raggiunto vette record del 14,7% con oltre 20 milioni di disoccupati in seguito alle misure di lockdown, si è via via fatto più contenuto, ma viaggia comunque alla cifra record dell’8,4%.
Cosa è cambiato dopo Jackson Hole?
Lo scorso 27 agosto, Powell ha indicato nuovi obiettivi strategici per la Federal Reserve. Se, fino ad ora, i due obiettivi principali dell’istituto centrale statunitense comprendevano il raggiungimento della piena occupazione e un’inflazione al 2%, a partire dall’ultimo trimestre del 2020 la correlazione non sarà più così stretta.
In un contesto occupazionale fortemente segnato dalla pandemia di covid-19, il focus della Fed si sposta sul recupero dei posti di lavoro persi negli ultimi mesi – a discapito dell’inflazione. La Fed ha dunque introdotto un “average inflaction targeting”, in base al quale i prezzi al consumo potranno all’occorrenza sfondare il tetto del 2% a fronte di un calo successivo – e viceversa -, da misurare in media, nel tempo.
È altamente probabile dunque che i tassi di interesse continueranno a rasentare lo zero anche nel momento in cui verrà trovato un vaccino anti-covid – ovvero quanto, presumibilmente, la pandemia e relative conseguenze economiche potranno dirsi sotto controllo.
A perorare la tesi secondo cui i tassi potranno rimanere ancora vicini allo zero subentrano anche le analisi secondo cui la ripresa del mercato del lavoro potrà richiedere anche più di un anno prima di tornare a un livello di disoccupazione inferiore al 4% (poco prima dell’esplosione della pandemia, il presidente Usa Donald Trump poteva sfruttare dalla sua una disoccupazione al 3,5%, il livello più basso degli ultimi 50 anni).
Cosa aspettarsi dall’andamento del dollaro?
Non essendo attesi particolari movimenti sul fronte dei tassi – la Federal Reserve ha chiarito in più occasioni di non essere intenzionata ad abbassare il costo del dollaro al di sotto dello zero -, è altamente probabile che ad impattare più di tutto sul biglietto verde siano le previsioni economiche per il prossimo trimestre, soprattutto in vista di una recrudescenza della pandemia di coronavirus.
In mattinata già l’Ocse ha rivisto al ribasso le stime di contrazione del Pil globale all’indomani della pandemia e ha previsto un ribasso del 4,5% (a giugno calcolava -6%). Per quanto però le previsioni della Fed riguardo l’economia Usa possano essere leggermente più ottimistiche, ci vorrà ancora tempo per allentare gli acquisti di asset tuttora in corso e per un intervento sui tassi (che gli economisti si aspettano fermi almeno fino al 2023).
Al momento il dollaro segue un andamento nervoso, con il cambio EUR/USD passato da un massimo di 1,1882 durante la mattinata a 1,1809, a metà pomeriggio.
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