Andamento sterlina-dollaro in rialzo, resta l’attenzione sui tassi dei T-bond
Il cambio GBP/USD si mantiene sopra quota 1,40 – il massimo dal 2018. Operatori cauti davanti al rialzo dei tassi sui Treasuries Usa, Fed: Saremo in grado di affrontare il rischio inflazione
È dall’inizio del mese che il cambio sterlina-dollaro prosegue al rialzo. In due settimane, dal 7 febbraio, la coppia valutaria ha guadagnato il 2,47% circa, raggiungendo quota 1,4058 – il massimo dal 2018.
Da una parte gioca in favore della valuta britannica l’andamento della campagna vaccinale nel Regno Unito: dalle prime inoculazion, ad oggi oltre 17 milioni di cittadini britannici hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino, facendo posizionare il Regno Unito al terzo posto a livello globale per numero di dosi somministrate (al primo posto Israele, con 74,4 dosi ogni 100 abitanti, al secondo gli Emirati Arabi, 51,1 dosi ogni 100; Londra finora procede a un ritmo di 23,4 dosi ogni 100 abitanti – e il numero delle dosi non corrisponde alle persone vaccinate: al momento i vaccini somministrati, brevettati da AstraZeneca e Pfizer-Biontech, prevedono due inoculazioni).
Sterlina-dollaro in rialzo: cosa sta influenzando l’andamento della sterlina?
Alla luce dell’andamento della campagna vaccinale, il premier britannico Boris Johnson ha iniziato a parlare di un graduale allentamento delle restrizioni introdotte nel tentativo di contenere i contagi da covid-19. La prospettiva di una normalità sempre più vicina, con conseguente recupero dell’economia, spinge al rialzo la valuta britannica. La conferenza stampa di Johnson è in programma per stasera alle 19:00 (ora locale).
E cosa sta pesando sul dollaro?
Dall’altro lato, a fronte di una sterlina per lo più stabile, il dollaro osserva una maggiore volatilità. A far variare le quotazioni del dollaro sono i rendimenti sui Treasuries statunitensi, che nelle ultime ore hanno aggiornato i recenti record. Oggi i tassi sui titoli di stato Usa con scadenza decennale sono arrivati a toccare quota 1,38%, il massimo in oltre un anno.
Gli operatori temono la minaccia di un’inflazione in forte rialzo nel momento in cui il maxi-piano di aiuti fiscali dell’amministrazione Biden riesca effettivamente a riattivare il circuito economico statunitense; a fomentate ancora di più le prospettive di ripresa arrivano proprio oggi le notizie positive dal dato sull'attività economica nazionale statunitense stilato dalla Federal Reserve di Chicago, salito dallo 0,41 (rivisto dall'iniziale 0,52) di dicembre a 0,66 punti, contro attese per un calo a 0,15 punti.
“La Fed ha gli strumenti per affrontare il rischio di inflazione. Il più grande rischio è una pandemia che lasci cicatrici indelebili sulla vita delle persone”, ha dichiarato la scorsa settimana la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen.
Grande attesa, sempre allo stesso proposito, per l’audizione al Senato (domani) e alla Camera dei Rappresentanti (mercoledì) del presidente della Fed, Jerome Powell, impegnato nelle testimonianze semestrali sull’andamento dell’economia Usa.
La prospettiva di un’impennata dell’inflazione (per quanto diversi esperti si siano detti certi della capacità dei titoli di assorbire l’impatto della ripresa economica) porta dunque gli operatori a temere un aumento dei tassi da parte della Fed, in grado di generare ripercussioni sulle possibilità di accesso al credito. Il tutto si traduce in pressioni sul mercato secondario, ma anche sull’andamento del dollaro – che recupera terreno all’aumentare dei rendimenti sui T-bond Usa.
Come sfruttare le opportunità di trading?
Al momento il cambio sterlina-dollaro viaggia a quota 1,4063, frutto di una combo tra la divisa britannica, rinvigorita dal piano presentato da Johnson per il ritorno a una nuova normalità post-covid, e il biglietto verde che, nelle ultime ore, è tornato a indebolirsi – il Dollar Index a momento viaggia in calo dello 0,22% a 90,09.
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