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Azioni compagnie aeree e coronavirus: la peggior crisi dal 2001

Mentre i vettori scontano le conseguenze del blocco dei trasporti, le compagnie di settore patteggiano con i governi nuove regole per le rotte aeree nel 2020

Fusoliera aerei Fonte: Bloomberg

Si tratta della crisi più grave dagli attentati terroristici del 2001 per il settore delle compagnie aeree: secondo l’International Air Transport Association (Iata), la pandemia di coronavirus impatterà sui ricavi dell’intero comparto per circa 113 miliardi di euro – che potrebbero arrivare a 133, considerando lo stop dei voli da e per l’Europa e l’area Schengen.

Le organizzazioni di settore sono al lavoro per chiedere un intervento alle rispettive autorità e governi competenti. Stamattina Star Alliance (che riunisce colossi come Lufthansa United Airlines e Air Canada), Oneworld (American Airlines, British Airways, Qatar Airways, tra le altre) e Sky Team (Delta Air Lines, Air France e Alitalia) si sono unite in una vera e propria class action per rivedere le traiettorie e gli slot previsti nel 2020, in sostanza le regole che determinano la gestione del traffico aereo, per far fronte alla grave crisi dei trasporti che, nelle prossime settimane, non farà altro che acuirsi.

Come si presenta il settore delle compagnie aeree europeo?

Frammentazione è la parola che descrive al meglio il settore delle compagnie aeree europeo. Secondo gli analisti, è altamente probabile che la crisi coronavirus produrrà un compattamento del settore – non tanto tramite fusioni, però, bensì per via dell’estrema debolezza dei vettori aerei più piccoli, a fronte dell’estensione dei più grandi. In Europa, le cinque compagnie aeree più grandi coprono circa il 70% del mercato, che diventa il 90% se invece della top five si considerano le prime dieci.

“Le compagnie che erano già molto forti all’inizio della crisi saranno ancora più forti quando ne saranno uscite. Probabilmente ci ritroveremo con un settore più consolidato. Probabilmente vedremo più Flybe”, commenta Stephen Furlong, analista per Davy aviation.

Il riferimento è alla compagnia regionale britannica Flybe che, solo pochi giorni fa, ha dichiarato ufficialmente bancarotta.

Ryanair

Prima compagnia aerea in Europa, ha già cancellato i voli da e per l’Italia fino al’8 aprile: entro la fine del mese, si calcola un flessione del numero di passeggeri di tre milioni, da 154 a 151.

Ryanair non è stata toccata dal divieto di voli per gli Stati Uniti, settore di mercato in cui, per propria natura, la compagnia low cost non è attiva. Dall’inizio di febbraio, tuttavia, la compagnia irlandese ha perso 30 punti percentuali dall’inizio di febbraio, al momento dell’annuncio dello stop ai voli ne ha persi altri cinque e, in totale, le perdite consistono in di oltre cinque miliardi di euro (dai 10,63 registrato sei settimane fa).

Le azioni Ryanair attualmente quotano in ribasso del 3,6%, a 8,84 euro l’una. Dall’inizio di gennaio, il titolo Ryanair ha perso oltre il 20%.

IAG

Compagnia madre che include British Airways, Iberia,Vueling e Aer Lingus. Dall’inizio di febbraio ha perso il 36% sulla Borsa di Londra, ma il crollo non sembra destinato ad arrestarsi: nelle ultime ore la compagnia britannica ha infatti annunciato una riduzione del 75% della sua capacità di trasporto tra aprile e maggio. – subito dopo l’annuncio le azioni sono crollate del 30% e, al momento, viaggiano in ribasso del 7,82%.

All’interno di IAG si conta anche la prima “vittima” del coronavirus. La compagnia regionale Flybe ha ufficialmente dichiarato la bancarotta pochi giorni fa. Per Flybe, il coronavirus è stato il colpo di grazia per una compagnia che già versava in una difficile situazione finanziaria: la notizia ha posto l’accento sulla delicata posizione dei vettori più deboli e sull’opportunità o meno di stanziare fondi statali per evitarne il collasso – problema che proprio l’Italia si trova a dover affrontare con Alitalia.

Lufthansa

Seconda compagnia in Europa, Lufthansa pubblicherà i dati finanziari per il 2019 giovedì 19: nel comunicato potrebbero esserci annunci sulla situazione della compagnia in relazione al coronavirus.

Credit Suisse prevede circa 1,5 miliardi di euro di perdite per la compagnia di bandiera tedesca. La stima arriva a poche ore dall’annuncio che la compagnia non sarà in grado di corrispondere alcun dividendo ai propri azionisti nel 2020, così da preservare liquidità in vista della crisi.

Lufthansa è al momento molto volatile, ma nelle ultime settimane (dal 20 febbraio) ha perso oltre il 40% sul Dax.

La situazione in Italia

Cosa accade invece nel caso di una grande compagnia aerea, che però versa in situazioni finanziarie critiche? Per il ceo di IAG Willie Walsh potrà non valere la pena di un salvataggio di stato la “piccola” Flybe; in Italia, però, il nodo Alitalia torna oggi più che mai in cima alle preoccupazioni.

Dall’ultima settimana di febbraio, Alitalia ogni settimana ha perso circa 50 milioni di euro (da questa prospettiva, i due persi finora al giorno sembrano una cifra molto più ragionevole). Eppure, il decreto anti-coronavirus prevede anche per la compagnia di bandiera dei paracadute. Alitalia nelle ultime settimane ha perso circa il 78% del traffico aereo.

Il decreto Cura Italia menziona infatti la possibilità di affittare la compagnia ad una nuova azienda, una newco. Nel decreto si fa menzione di “compensazioni per i danni subiti dalle imprese titolari di licenza di trasporto di passeggeri che esercitano oneri di servizio pubblico”, stabilendo la formazione di una società interamente controllata dal Mef - ferma restando la possibilità di acquisto della compagnia, al cui eventuale acquirente possa affiancarsi la newsco.

Come hanno reagito le compagnie aeree Usa?

Il tavel ban imposto dal presidente Usa Donald Trump la settimana scorsa ha fatto sprofondare gli indici globali, dopo lo stop ai voli da e per la Cina, disposto il primo febbraio.

Le ricadute, soprattutto sulle azioni delle compagnie aeree, all’inizio della settimana scorsa ammontavano a circa un terzo del valore totale del settore – e prima ancora che Trump annunciasse lo stop ai voli per 30 giorni.

Secondo quanto riportano fonti del Wall Street Journal, United Airlines, American Airlines e Delta Airlines, le maggiori compagnie di trasporti in Usa, sono in trattativa con lo stato per ottenere 50 miliardi di dollari in assistenza finanziaria: si tratta del triplo degli aiuti di stato concessi dopo gli attacchi terroristici delll’11 settembre – il precedente storico dei cali che l’intero settore sta prendendo come punto di riferimento. La richiesta è stata presentata da Airlines for America, l’associazione di settore.

Non solo le compagnie: anche i produttori in ginocchio per il coronavirus

Ma ad essere in difficoltà non sono solo le compagnie, quanto anche i produttori di velivoli. I vertici di Boeing sono in contatto con governo e Congresso Usa per rientrare nel piano di finanziamenti pubblici destinati all’emergenza, al fine di supportare la produzione. D’altra parte, la crisi in atto pone nuove prospettive alla “guerra dei dazi” dopo che, lo scorso autunno, gli Usa avevano accolto una sentenza dell’Organizzazione mondiale del commercio per imporre dazi del 10% sulle importazioni delle componenti prodotte dalla concorrente francese Airbus.

È di stamattina infatti anche la notizia che la compagnia francese ha decretato lo stop alla produzione per i prossimi quattro giorni in Francia e Spagna, in seguito alle misure di lockdown imposte dai governi. La decisione, annunciano fonti interne all’azienda, rispondono alle misure igienico-sanitarie da implementare per gli operai; ma il rallentamento fisiologico della produzione risponde alle al volume delle commesse in arrivo, che si prevede in calo proprio per via della tendenza delle compagnie a conservare liquidità.

Quali conseguenze sul prezzo del petrolio?

Una variabile non indifferente è rappresentata dal prezzo del petrolio. In un rapporto circolare di causa-effetto, il prezzo del petrolio ha iniziato a subire forti cali non appena, agli albori dell’epidemia, le prima compagnie cinesi hanno smesso di volare, a causa della diminuzione della domanda. Il prezzo del greggio è poi ulteriormente crollato all’indomani del fallimento della riunione Opec di venerdì 6 marzo, quando Russia e Arabia Saudita non hanno raggiunto un accordo sulle quote di produzione e, dunque, Riad ha reagito annunciato un aumento della produzione che ha fatto sprofondare il barile intorno ai 30 dollari. Ad oggi, il Wti quota a 29,34 dollari al barile, mentre il Brent segna 30,86 dollari al barile

Petrolio a buon mercato si traduce in una diminuzione del prezzo del carburante per i velivoli. Guardando al lungo termine, dunque, le compagnie che saranno in grado di superare i mesi più aspri della crisi (si calcolano ricadute almeno fino al secondo trimestre del 2020) potranno in parte rientrare delle perdite grazie all’abbassamento del prezzo del carburante. La Iata calcola infatti che il prezzo del carburante è già sceso del 18% nell’ultimo mese, del 21% nella sola Europa, che si traduce in una riduzione del prezzo del carburante di 19 miliardi di dollari (il 22% in meno): considerando la sola Ryanair, si calcola un risparmio di 900 milioni di euro.

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