Azioni Fiat-Chrysler in rialzo, ma il coronavirus getta un’ombra sulla fusione con Psa
Quella che doveva essere un’unione fra eguali rischia di scontare il calo delle vendite dovuto alla pandemia di coronavirus, che pone dubbi sulla capacità dei due gruppi automotive di corrispondere il dividendo
Il coronavirus pone nuove sfide al settore automotive che, tra i primi, ha subito le ripercussioni economiche dell’espansione della pandemia, con cali della domanda e scarsità delle componenti.
Nell’universo Fiat-Chrysler, tuttavia, il coronavirus costituisce però anche un ostacolo alla fusione con Psa (Peugeot Societé anonyme). L’operazione, annunciata nell’ottobre scorso, sarebbe in grado di dar vita a un colosso da 45 miliardi di euro, il quarto gruppo del settore dopo Volkswagen, Toyota e il gruppo Renault-Nissan.
Quali conseguenze avrà il coronavirus sul progetto di fusione?
L’unione tra le due case automobilistiche avrebbe dovuto concludersi entro il 2021, ma la previsione non tiene chiaramente conto dei forti rallentamenti causati dallo stop alle attività, nell’ambito delle misure di contenimento della pandemia prese a livello globale.
Secondo quanto riportato da una fonte all’agenzia di stampa AFP, quello attuale sarebbe ancora il momento dei lavori concernenti i team legali, al fine di ottenere le autorizzazioni dalle rispettive autorità anti-trust e dai regolatori dei mercati finanziari.
Eppure, il crollo dei mercati degli ultimi giorni getta nuove ombre sulle effettive capacità finanziarie dei due gruppi. Fca e Psa non possono infatti più contare sui livelli di ricavi e profitti presi in considerazione al momento dell’inizio della contrattazioni.
Inoltre, si pongono anche problemi sui pesanti investimenti in programma per la produzione di auto elettriche, tra i principali presupposti per la fusione. Ma il rischio più grave è lo stato in cui le due case automobilistiche usciranno (ferme restando le tempistiche ancora incerte) dalla crisi: non è più scontato che la fusione avverrà effettivamente tra “eguali” – ovvero che preveda lo stacco di un dividendo da 1,1 miliardi di euro ai rispettivi azionisti per il 2019.
Proprio il dividendo infatti è a rischio, con il crollo della domanda e il bisogno di liquidità da parte di entrambe le aziende. La situazione si aggrava di pari passo all’espandersi della pandemia: mentre Psa concentra la maggior parte delle vendite in Europa, infatti, si prevede un crollo anche negli Usa (nonostante le previsioni fin troppo rosee di Donald Trump, che vorrebbe riaprire il paese già a metà aprile), il mercato principale di Fca.
Quali misure per il supporto dell’industria automobilistica davanti al coronavirus?
La settimana scorsa Acea (European Automobile Manufacturer's Association) ha annunciato che il settore automobilistico si trova davanti alla crisi più grave che abbia mai dovuto affrontare, che mette a rischio circa 14 milioni di posti di lavoro.
Nel frattempo, il governo francese (azionista per il 12,2% del gruppo Psa) per voce del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha invitato le aziende francesi, soprattutto le più grandi, a ridurre il valore del dividendo: “In questo momento il denaro serve per portare avanti l’attività”, ha dichiarato.
Come stanno andando le azioni Fca?
Il titolo Fca, che stamattina all’apertura dei mercati è entrato quasi subito in asta di volatilità a causa dei forti guadagni (sulla scia del buon andamento in apertura degli indici europei) nelle ultime ore ha osservato una contrazione degli acquisti. Attualmente viaggia comunque in rialzo del 2,45%, a 6,8 euro per azione, dopo aver raggiunto un massimo di 7,58 euro poco dopo l’apertura su Piazza Affari.
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