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Azioni Intesa Sanpaolo e Ubi in calo dopo stop dell’Antitrust sull’Ops. In rosso l’intero comparto bancario UE

Nella giornata della Fed, in Europa il comparto bancario vira al di sotto della parità. Sul Ftse Mib, Bper fa le spese dei contrasti sul matrimonio Intesa-Ubi e perde oltre il 4%

Piazza Affari Fonte: Bloomberg

La falsa partenza dell’indice di Milano ha toccato anche le azioni del comparto bancario: inizialmente toniche, dopo le indiscrezioni lasciate trapelare dall’agenzia Reuters sull’ipotesi della creazione di una “bad bank” da parte della Banca centrale europea per coprire l’intero comparto dal rischio dei crediti non corrisposti a causa dell’impatto economico della pandemia di coronavirus, hanno poi virato verso il rosso.

Come si stanno muovendo le azioni Intesa e Ubi sul Ftse Mib oggi?

Su Intesa Sanpaolo e Ubi Banca grava anche il percorso sempre più accidentato dell’offerta pubblica di scambio. Da ieri infatti si rincorrono le notizie sul giudizio dell’Antitrust sull’operazione di fusione tra i due istituti, annunciato lo scorso 17 febbraio con una mossa a sorpresa dell’istituto torinese.

Il nodo da sciogliere riguarda la cessione a Bper di circa 400-500 filiali (sparse principalmente nel nord Italia) le quali come da disposizioni dell’Antitrust, sarebbero risultate in eccedenza a Intesa - nel caso di un buon esito dell’Ops. A tal fine Bper aveva già predisposto un aumento di capitale da un miliardo di euro (valore pre-coronavirus) per rilevare le filiali Ubi.

Eppure, secondo l’Antitrust “in base alle informazioni fornite da Intesa Sanpaolo, non è stato in alcun modo possibile enucleare il ramo di azienda Ubi oggetto di cessione a Bper, senza che permanessero significative incertezze in merito al suo perimetro”, concludendo che l’operazione, “allo stato degli atti”, non potrebbe essere autorizzata.

Proprio oggi sarebbe scaduto il termine indicato da Intesa per “fornire la specificazione del ramo di azienda” oggetto della cessione, ma l’Antitrust aveva rigettato l’istanza lo scorso 3 giugno – il che, secondo l’istituto di Torino, mira a mettere in dubbio l’intera operazione di scambio, come dichiarato dalla stessa banca nella Comunicazione delle risultanze istruttorie. Le parti in causa hanno ora tempo fino al 15 giugno per presentare documentazioni a tal proposito, in attesa della prossima audizione, il 18.

Da parte di Ubi Banca, l’offerta è stata accolta con notevole diffidenza: “l'operazione eliminerebbe dal mercato non solo un operatore capace già oggi di esercitare una significativa pressione concorrenziale, ma anche l'unico competitor tra quelli di medie dimensioni capace di avviare un percorso di consolidamento nel mercato bancario nazionale in modo indipendente e, dunque, di creare nel breve/medio periodo un terzo polo alternativo a Intesa e UniCredit”, si legge nella Comunicazione dell’Antitrust.

Tutto ciò ha portato oggi le azioni dei tre protagonisti del triangolo in rosso. La performance peggiore è quella di Bper Banca, in asta di volatilità per eccesso di ribassi e che ora perde il 3,89%, scendendo a 2,52 euro per azione. In calo anche le azioni di Intesa Sanpaolo, scese dell’1,16% a 1,70 euro. Male anche le quotazioni Ubi Banca, a 2,83euro (-0,94).

Come si sta muovendo l’intero comparto in Europa?

Non è bastata la speranza della Bad bank per ridare fiducia ai titoli bancari del Vecchio Continente, né le rassicurazioni di Andrea Enria, capo della vigilanza Bce, sull’ipotesi dello stop ai dividendi fino a gennaio 2021 – che potrebbe essere ritirato “Se non ci sarà una seconda ondata di contagi e ci sarà una ripresa sufficientemente solida dell'economia”: l’indice paneuropeo Euro Stoxx Banche nel corso della mattinata ha infatti ritracciato gli iniziali guadagni e ora viaggia in ribasso dello 0,69%, tornando a quota 67,32 punti.

Il progetto di bad bank, ancora in fase di delineazione, permetterebbe agli istituti di credito europei di depositare presso il nuovo organismo centinaia di miliardi di euro di debiti non corrisposti a causa dell’impatto economico su aziende e famiglie della pandemia di coronavirus.

Secondo le prime stime della Bce, si calcola che i debiti non pagati ammonterebbero già a un totale di oltre 500 miliardi di euro – e la cifra è destinata almeno a raddoppiare. Il progetto tuttavia minaccia una lunga gestazione, soprattutto in considerazione della scarsa propensione dei singoli governi europei a prendere parte al rischio.

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