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Torna la positività sul comparto del lusso, seppur il mercato continui a scontare il rischio di un rallentamento cinese. Portavoce del settore, Moncler. Il gruppo dell’abbigliamento invernale ha presentato ieri a mercati chiusi risultati trimestrali positivi, superiori alle attese.
A Piazza Affari il titolo è stato oggetto di forte volatilità: se ad inizio sessione sono prevalsi i timori di un futuro rallentamento della domanda, che hanno determinato un ribasso di quotazione nell'ordine del 4%, il titolo ha poi recuperato terreno nel corso della prima ora di scambi, allinenadosi al resto del comparto lusso italiano.
Trimestrali del lusso in attesa di Cucinelli, Tod's e Ferragamo
Cucinelli, Tod's e Ferragamo hanno raggiunto in breve rialzi superiori al 2%; i tre presenteranno rispettivamente i propri risultati trimestrali in data 6 novembre, 7 novembre e 8 novembre. Meglio ancora è andata a Safilo, con rialzi nell'ordine del 3,4%.
Moncler ha chiuso i primi nove mesi del 2018 con ricavi consolidati in crescita del 18%, a 872,7 milioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La stima degli analisti si attestava a 868 milioni. Cresciuti anche i punti vendita monomarca, che hanno raggiunto i 214 store (13 in più da inizio anno). Il canale retail è cresciuto del 30% a cambi costanti, quello wholesale del 10%.
In un nota che ha fatto seguito ai risultati, il presidente e AD del gruppo, Remo Ruffini, ha parlato di risultati "eccezionali", paventando per il quarto trimestre ulteriori rialzi. Secondo Ruffini vi sarebbero infatti "segnali molto positivi in tutti i mercati" ed un eventuale rallentamento della domanda cinese per il mercato del lusso non dovrebbe impattare sull’andamento d’insieme.
I primi allarmi sul comparto del lusso sono giunti lo scorso 10 ottobre, quando LVMH ha espresso, in sede di pubblicazione dei propri dati, la preoccupazione che un indebolimento di Pechino potesse trascinare a ribasso l'intero settore.
A livello regionale, la crescita di Moncler in Italia è stata tra le poche a non aver raggiunto le due cifre: con un +8% il Bel Paese risulta comunque positivo, seppur di poco conto raffrontato al picco dell'area asiatica, a +39%.