Bce: cosa aspettarsi dall’incontro di domani?
Non si attendevano cambiamenti degni di nota prima di dicembre, invece il cambio di strategia della Fed pone la Bce nella condizione di dover fornire una risposta ferma, il più presto possibile. EUR/USD di nuovo in rialzo a 1,1798
Gli indici del Vecchio Continente mantengono i rialzi in attesa della riunione di domani della Banca centrale europea. Fino a due settimane fa, le aspettative per l’incontro di settembre della Bce toccavano per lo più le previsioni economiche per l’Eurozona (all’indomani dell’aumento dei contagli da covid-19 in Europa) e le ripercussioni sull’andamento del prodotto interno lordo e sull’inflazione dell’area euro.
Dopo l’incontro di Jackson Hole dello scorso 27 agosto, invece, la situazione cambia. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell in quell’occasione ha annunciato ai banchieri federali e al mondo finanziario la revisione degli obiettivi strategici dell’istituto centrale Usa, introducendo il nuovo sistema dell’”average inflation targeting” grazie a cui sarà possibile sforare anche oltre il tetto dell’inflazione del 2% - purché tale sforamento sia compensato nel tempo da un movimenti in senso opposto.
La Banca centrale europea è pronta a rispondere?
La decisione della Fed carica l’incontro di domani della Bce di nuovi significati. Gli operatori di mercato non si attendevano grandi cambiamenti almeno fino alla fine dell’anno, mentre la mossa della Fed, che già ha provocato forti movimenti sull’andamento del cambio euro-dollaro, aggiunge ora nuove aspettative alla risposta di Francoforte.
Di certo non si attendono movimenti sui tassi di interesse e sugli strumenti per la ripresa economica post-covid, per quanto sia molto probabile che, domani, la presidente Christine Lagarde si mostri particolarmente ferma nella sua determinazione – determinazione funzionale soprattutto alla tenuta dell’euro.
L’arsenale di strumenti dispiegato negli ultimi mesi si conferma decisamente massiccio: ai 20 miliardi di euro mensili dell’App (il tradizionale programma di Quantitative Easing), dall’inizio della crisi pandemica si sono aggiunti i 1.350 miliardi previsti dal programma Pepp (Pandemic Emergency Purchase Program), da impiegare fino alla metà del 2021.
D’altra parte, se il fine di tali strumenti è la ripresa economica, è probabile che qualche nube all’orizzonte (già ben visibile) possa spingere Lagarde ad accelerare sui tempi. Gli ultimi indici Pmi per l’Eurozona ad agosto fotografano un’economia già in rallentamento nell’Eurozona, con alcuni tra i paesi più fragili tornati al di sotto della soglia dei 50 punti (limite tra l’espansione e la contrazione economica).
Ad agosto, nell’Eurozona l’indice Pmi relativo ai servizi è sceso a 50,5 punti rispetto ai 54,7 di luglio, mentre quello composito della produzione passa dai 54,9 di luglio ai 51,9 di agosto: segno di un settore terziario che torna a scontare gli effetti della rinnovata preoccupazione per il covid-19 e che, di certo, non potrà permettersi un nuovo lockdown – di cui comunque non si parla, nonostante l’aumento dei contagi delle ultime settimane.
E l’inflazione?
Anche l’inflazione ad agosto ha subito un notevole calo, a -0,2% anno su anno, peggiore dal 2016, guidato tanto da fattori stagionali quanto dalle iniziative dei singoli governi (come la riduzione dell’Iva in Germania), oltre ai prezzi dei servizi e beni di consumo, ancora fortemente ribassati all’indomani del lockdown.
Secondo le previsioni di alcune banche d’affari, il focus della riunione di domani verterà anche sul riportare l’inflazione ai livelli pre-crisi (ABN Amro). Non si prevedono tuttavia mosse concrete prima di dicembre: a quel punto, secondo Berenberg, la Bce potrà eventualmente aggiungere misure di stimolo, in considerazione delle previsioni per l’inflazione al 2023 ben al di sotto del 2% - a giugno le proiezioni per il costo del denaro nel 2022 erano all’1,3%.
Cosa si prevede per l’euro-dollaro?
All’inizio della settimana, il capo economista della Bce Philip Lane ha riconosciuto che “il cambio euro-dollaro importa”, nonostante l’istituto di Francoforte non si concentri generalmente sull’andamento della moneta unica.
Dall’inizio dell’anno tuttavia la coppia valutaria ha osservato un rialzo di circa il 5%: secondo gli analisti, l’apprezzamento rilevato finora potrebbe tradursi in un rallentamento della crescita (una moneta sempre più forte produce effetti negativi sull’export) e dell’inflazione dello 0,25% nel 2021 e 2022. È altamente probabile dunque che domani la presidente Lagarde si pronunci sui forti guadagni della moneta unica delle ultime settimane, in grado di impattare sulle proiezioni macro della Bce.
Al momento, il cambio EUR/USD viaggia a quota 1,1798.
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