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Bitcoin di nuovo in calo: è stata solo una bolla finanziaria?

Perso in due giorni l’equivalente di 150 miliardi di dollari sul mercato delle criptovalute. Ma c’è speranza per il futuro dei Bitcoin?

Bitcoin Fonte: Bloomberg

Che il bitcoin sia un asset quanto mai volatile è risaputo. Fino a che punto possa spingersi questa volatilità, però, è ancora tutto da scoprire.

Le ultime settimane ne hanno dato un nuovo, straordinario assaggio. Anni per sfondare la soglia dei 20 mila dollari (e quando è successo, appena alla fine di novembre, già si parlava di evento storico), pochi giorni per guadagnarne altrettanti, raddoppiare il proprio valore e sfondare la soglia dei 41 mila dollari, venerdì 8 gennaio.

Ci è voluto poco perché il balzo in avanti di un asset altamente rischioso facesse drizzare le orecchie alle autorità di regolamentazione. “Preparatevi a perdere tutti i vostri soldi” è stato il monito che ha lanciato la Financial Conduct Authority britannica.

L’avvertimento arriva dopo che, a poche ore dal rally, i Bitcoin sono iniziati a precipitare, perdendo tra domenica e lunedì oltre il 25% del proprio valore e bruciando circa 150 miliardi di dollari sul mercato delle criptovalute.

Cosa sta succedendo ai Bitcoin?

Negli ultimi giorni la valuta digitale per eccellenza ha sperimentato balzi in avanti senza precedenti. Per gli esperti, i forti movimenti cui abbiamo assistito erano nell’aria: da una parte l’aumento dell’interesse da parte dei grandi istituti finanziari (che in tempi recenti hanno iniziato a prendere in considerazione i Bitcoin per le proprie strategie di hedging), dall’altro quello dei player di mercato (l’introduzione di pagamenti in Bitcoin da parte di Paypal potrebbe aver fatto la storia) e, ancora, il “dimezzamento” dello scorso maggio (sorta di correzione “inflazionistica”, che ha dimezzato il volume della moneta digitale in circolazione): tutti fattori che hanno contribuito a creare alte aspettative sul Bitcoin.

Aspettative talmente alte che, solo la settimana scorsa, JP Morgan è arrivata a prevedere un aumento fino a 146 mila dollari nel lungo termine: un cifra colossale considerando che, fino a tre mesi fa, le quotazioni del Bitcoin si aggiravano intorno a 10 mila dollari.

Al momento invece i Bitcoin viaggiano a quota 33.884 dollari, in calo dell’1,54% rispetto a martedì 11 – quando, in una sola giornata, sono precipitati di oltre il 10%.

Quale futuro per il Bitcoin?

“Finché il supporto a 30 mila tiene, lo storno è solo fisiologico e l'obiettivo rimane il retest dei massimi a 42 mila e la formazione di nuovi massimi” dichiara Pietro Bellotti, Premium client manager di IG.

L’andamento della valuta digitale starebbe dunque seguendo il proprio naturale decorso. D’altra parte, i recenti e repentini movimenti portano ad interrogarsi sul futuro del Bitcoin in quanto asset: puro strumento speculativo?

Secondo alcuni esperti di CoinDesk, finora ad aver tratto beneficio dai Bitcoin in quanto valuta sono stati solo i cosiddetti “miners”, ovvero coloro che “estraggono” i Bitcoin (proprio come se fosse una risorsa naturale) da “miniere” che altro non sono se non i costosissimi server in grado di portare a compimento le operazioni necessarie per “creare” nuove monete digitali.

Sono i miners che, poi, rivendono i Bitcoin sul mercato, con profitti che seguono l’andamento degli stessi sul mercato. Ma se l’idea di Satoshi Nakamoto (identità segreta sotto cui si nasconde l’ideatore dei Bitcoin) era quella di creare una vera e propria valuta, in grado di fungere da alternativa alle divise nazionali, la strada è ancora lunga.

D’altra parte, il fatto che attorno ai Bitcoin regni ancora la cautela da parte degli istituti finanziari non significa che l’idea di base sia da scartare. Tutt’altro: sono già diversi i progetti in cantiere per la creazione di una valuta digitale propria e, nel 2020, l’80% delle banche centrali stavano studiando soluzioni in tal senso.

I programmi di Central bank digital currencies (CBDC) differiscono dai Bitcoin di Nakamoto perché le prime sarebbero emesse da un’autorità centrale, che ne farebbe da garante, così come accade per le banconote tradizionali.

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