Bitcoin sfondano i 10 mila dollari: cosa aspettarsi dopo l’halving della prossima settimana?
Era già successo nel 2012 e nel 2016 che la quantità di nuovi bitcoin sul mercato venisse ridotta: al tempo, però, nessuno avrebbe immaginato l’avvento del coronavirus e di una crisi ai livelli della Grande Depressione
Halving: perché?
Per gli esperti di bitcoin, è un appuntamento fisso: quello con l’halving, il “dimezzamento” della produzione della criptovaluta, che si ripete circa ogni quattro anni (più precisamente, ogni 210 mila blocchi minati).
La mossa, già programmata fin dalla creazione del bitcoin, segue le precedenti del 2012 e del 2016. Si tratta del dimezzamento del premio corrisposto ai miners. Vi sono circa 10 mila “nodi” sparsi in tutto il mondo in grado di far girare il codice con cui vengono effettuate le transazioni in bitcoin, sebben non tutti i computer siano anche miners, ovvero quelli che possono elaborare e confermare tali transazioni.
Ma il processo del mining è lungo e dispendioso, sia per le energie che richiede sia per gli hardware necessari. Chi lo porta avanti percepisce dunque un corrispettivo, naturalmente in bitcoin. Ad oggi, si tratta di 12,5 per ogni blocco (ogni transazione confermata dai miners si aggiunge alle precedenti fino a formare un blocco, ovvero un anello della blockchain): dall’11 maggio, verrà dimezzato a 6,25 bitcoin.
Come si comporteranno i bitcoin dopo l‘halving?
Il dimezzamento implica la riduzione del tasso a cui vengono “stampati” nuovi bitcoin e, dunque, ne riduce la circolazione. Nel 2012, quando il corrispettivo per i miners passò da 50 a 25 bitcoin, il valore della criptovaluta passò da 12,35 a 234,25 dollari in quattro mesi, per poi (dopo un lento ritracciamento) schizzare a 1.137 dollari dopo un anno.
Nel 2016 la dinamica cambiò di poco: il prezzo dei miners passò da 25 a 12,5 bitcoin e, nel corso dei successivi 12 mesi, la criptovaluta passò da 650 dollari a quasi 20 mila.
Ad oggi, gli analisti si aspettano un forte arretramento nell’immediato post-dimezzamento (come accaduto anche nel 2012 e 2016), per poi salire a una velocità sempre più sostenuta con l’approcciarsi della fine dell’anno. Le perdite iniziali potrebbero aggirarsi introno al 25%-35%, ma si stima che, nei prossimi due anni, i bitcoin possano prendere il volo fino a raggiungere 100/200mila dollari.
In ogni caso stavolta gli esperti sono più cauti, in considerazione della grave crisi in cui il Covid-19 ha gettato le principali economie globali e che, ora, si sovrappone proprio alla fase che prevedono ribassista per i bitcoin.
Come ha reagito il bitcoin al coronavirus?
La crisi economica scaturita dal deflagrare del Covid-19 non ha risparmiato neanche il mercato delle criptovalute. A marzo i bitcoin hanno subito un crollo di oltre il 35%, con un picco nella settimana dal 10 al 13 marzo.
Eppure, la volatilità della criptovaluta ha premiato gli investitori: chi ha comprato bitcoin all’inizio dell’anno ha visto il loro valore salire nei primi quattro mesi dell’anno del 40%.
A quanto viaggiano oggi i bitcoin?
Stanotte i bitcoin hanno superato la soglia psicologica dei 10 mila dollari, arrivando a essere scambiati per 10.071 dollari. Si tratta del massimo dall’inizio della crisi per il Covid-19: l’ultima volta era successo il 19 febbraio, quando i casi al di fuori della Cina si contavano ancora al ritmo di poche decine. Al momento, la la criptovaluta viene scambiata a 9.951 dollari.
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