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Brexit: discorso della regina non rassicura Bruxelles, sterlina poco mossa

La linea programmatica del governo Johnson ha confermato la volontà di un’uscita dall’UE entro il 31, ma i tempi ristretti rendono sempre più probabile un no deal

british sterling Fonte: Bloomberg

Sistema sanitario nazionale, politica agricola, educazione, ma soprattutto accordo sulla Brexit: il discorso della regina, terminato poche ore fa, conferma l’intenzione del governo di uscire dall’Unione Europea entro il 31 ottobre.

Quali sono i punti del programma di governo?

Il discorso, che tradizionalmente annuncia la linea programmatica del governo in carica, è stato il primo per l’amministrazione Johnson. Parlando della Brexit, la regina ha annunciato sette proposte di legge che, nei piani del governo Johnson, andranno a disciplinare i rapporti con il resto dell’Unione Europea, l’agricoltura, il settore ittico, i commerci, l’immigrazione e il coordinamento per la sicurezza sociale, i servizi finanziari e il diritto privato internazionale.

Un programma ambizioso, soprattutto in considerazione della ristrettezza dei tempi (mancano 17 giorni a Brexit) e la situazione traballante del governo Johnson, a cui mancano 45 deputati per poter contare su una maggioranza operativa.

Il passo indietro dell’Unione Europea

D’altra parte, l’entusiasmo con cui si era conclusa la settimana appena trascorsa sul fronte Brexit si è subito smorzato. Domenica sera infatti il capo negoziatore a Bruxelles per la Brexit, Michael Branier, ha riferito che, per quanto di buon auspicio, le proposte britanniche sulla questione del confine irlandese non sarebbero particolarmente dettagliate e “rischiano di lasciare il mercato unico a rischio di frodi”. Tanto è bastato per far piombare gli indici verso il basso, mentre la sterlina è tornata a perdere valore, dopo l’impennata di giovedì e venerdì scorsi. Simon Coveney, vice primo ministro irlandese, in mattinata ha invece dichiarato che un accordo per una Brexit ordinata è ancora possibile e i timori di Barnier potranno essere risolti dando ai leader europei il tempo necessario per per appianare le difficoltà rimanenti, soprattutto sulla questione del confine irlandese.

Il “tunnel” dei negoziati verso l’accordo per la Brexit

Proseguono intanto oggi i negoziati tecnici, a cui Barnier ha dato il via libera all’indomani dell’incontro tra i premier britannico e il suo omologo irlandese Leo Varadkar. Per Barnier, “c’è ancora molto lavoro da fare”; domani aggiornerà i leader dell’Europa a 27 sull’andamento di tali negoziati. Dopo, l’agenda si fa sempre più serrata – e l’ipotesi di un no deal sempre più probabile. Se i leader dell’UE non arriveranno a un accordo entro venerdì 18, infatti, Johnson sarà costretto per legge (in forza del Benn Act) a mandare formale richiesta a Bruxelles per rimandare la Brexit di altri due mesi, fino al 31 gennaio 2020.

Le ricadute sui mercati

L’annuncio della linea programmatica del governo, con l’obiettivo Brexit in primo piano ma sempre più improbabile, fa tornare cauti gli indici. Il FTSE 100 segna una flessione dello 0,34 %, mentre il cambio GBP/EUR torna ad abbassarsi, raggiungendo 1,1369.

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