Brexit: laburisti spaccati, mentre Thomas Cook ufficializza fallimento
L’ipotesi di elezioni anticipate e di un secondo referendum piace a Corbyn, che lotta per tenere unito il partito. Intanto, la compagnia di viaggi più antica del mondo ha ufficialmente chiuso i battenti
Permane l’incertezza all’interno del partito laburista britannico sulla questione Brexit all’indomani della conferenza annuale del partito, che si è tenuta ieri a Brighton. Membri ed elettori si aspettavano un chiaro indirizzo sul processo di ritiro del Regno Unito dall’Unione Europea. Al contrario, i partecipanti si sono schierati su due posizioni: l’una prevede elezioni anticipate, rinegoziazione dei termini di ritiro dall’UE e, ad accordo concluso, rimettere la decisione se accettarlo o meno ai cittadini tramite referendum.
Sarebbe la soluzione ideale per il leader laburista Jeremy Corbyn, che riuscirebbe così a mantenersi neutrale. I membri dovrebbero infatti esporsi solo successivamente al voto, durante una conferenza speciale in cui definire la campagna referendaria del partito.
L’altra alternativa è invece quella proposta da una larga fetta di laburisti che continua a premere per il remain, tra cui il ministro ombra degli Esteri, Emily Thornberry. Sono gli stessi che propendono per una ferma campagna per la permanenza nell’Unione europea, in vista di eventuali elezioni anticipate.
Le due alternative verranno votate oggi dal Comitato Esecutivo Nazionale del partito laburista. Il Comitato al momento ha rilasciato solo direttive sulla conferenza speciale per decidere su un’eventuale campagna referendaria.
Qual è il vero significato delle alternative?
La mancata concordanza di idee è indice sempre più palese delle spaccature interne al partito laburista. Tra le altre conseguenze, infatti, la Brexit ha anche provocato una scissione trasversale all’interno del sistema politico britannico. L’ago della bilancia nel partito laburista diventano ora i sindacati, che controllano circa la metà dei voti nella conferenza di partito – e, se del caso, si schiererebbero dal lato del remain. La possibilità di delineare una linea di partito in una conferenza speciale da tenersi in un secondo momento permetterebbe dunque di arrivare a una rinegoziazione dei termini il più neutrale possibile, salvo poi riuscire a guadagnarsi o meno l’appoggio dei sindacati.
Si tratta in sostanza di una riassestamento dell’equilibrio di potere all’interno del partito laburista. Ferma restando la posizione di Corbyn, che ha dichiarato di voler rispettare qualsiasi esito del voto di oggi (“Sono democratico”, riporta una fonte a margine della conferenza), le due frange interne al partito hanno apprezzato la possibilità di voto. Secondo quanto riporta la bozza di comunicato del Comitato Esecutivo, il leder laburista Jeremy Corbyn “Fa bene a dire che includerebbe il volere della popolazione britannica tramite un nuovo referendum”.
Gli altri temi all’ordine del giorno e il fallimento di Thomas Cook
A tenere svegli i laburisti tuttavia non vi è solo la Brexit. Durante la conferenza annuale si è parlato anche di abbattimento del credito universale, rendere gratuite le prescrizioni a carico del Sistema Sanitario nazionale in Inghilterra e garantire alle dipendenti delle grandi imprese la possibilità di usufruire di un orario lavorativo flessibile all’apparire dei sintomi della menopausa. Quanto al sistema scolastico, il partito ha votato a favore dell’integrazione delle scuole private all’interno del sistema statale.
All’indomani della riunione annuale e in attesa del voto di oggi sulle alternative di Brexit, la sterlina perde lo 0,17% contro l’euro e lo 0,4% rispetto al dollaro. La borsa di Londra sconta intanto gli effetti del fallimento della compagnia di viaggi Thomas Cook - la più antica del mondo, risalente al 1841. Mentre il governo si attiva per rimpatriare centinaia di migliaia di turisti e dipendenti sparsi per il mondo (circa 150 mila i primi, 21 mila i secondi), il titolo è precipitato del 72%, prima di essere ufficialmente sospeso, mentre le compagnie concorrenti (Easyjet e Ryanair davanti a tutte, rispettivamente +3,5% e +1,3%, mentre TUI Travel guadagna il 7% sulla borsa tedesca) beneficiano. Il colpo di grazia è arrivato stamattina, quando il governo britannico ha rifiutato il salvataggio della compagnia, che sarebbe costato circa 150 milioni di sterline.
Fonti di Thomas Cook a maggio avevano già denunciato un calo degli introiti a causa della Brexit, che avrebbe ritardato le partenze dei britannici per le vacanze estive. La compagnia aveva perso nella prima metà del 2019 circa 1,5 miliardi di sterline, di cui la maggior parte a causa della svalutazione di My Travel, la compagnia con cui si era fusa nel 2007. Oltre all’incertezza per la Brexit, sugli affari hanno pesato anche la concorrenza della compagnie aeree low cost e la tendenza dei consumatori a viaggi più green, evitando gli spostamenti via aerea.
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