Caos FTX: situazione molto peggiore rispetto alle attese

Il caso

La repentina debacle del crypto exchange FTX ha scoperchiato un totale caos all’interno della società capitanata dal guru Sam Bankman-Fried. Il nuovo amministratore delegato, John J. Ray, che ha una carriera di oltre 40 anni e ha supervisionato anche la bancarotta del colosso energetico Enron nel 2001, ha dichiarato di non aver mai visto una situazione del genere dettata dalla totale incompetenza dei manager e da una mancanza di informazioni finanziarie affidabili.

Infatti, le prime investigazioni mostrano come FTX non possedeva una divisione interna dedicata alla contabilità ma questa funzione veniva esternalizzata ad altre società. FTX non aveva neanche una lista dei suoi conti bancari e dei dipendenti.

Insomma, l’intera gestione era un completo disastro ma in questi anni è riuscita a fare leva sull’interesse smisurato nel mondo delle criptovalute per catalizzare un ingente quantità di fondi utilizzandoli per fini completamente decorrelati con le attività aziendali.

La società era riuscita ad attrarre notevoli capitali da parte di numerosi investitori istituzionali comprese rinomate istituzioni come il fondo di venture capital Sequoia, la banca giapponese SoftBank e il fondo di Singapore Temasek. Quest’ultimo da ottobre del 2021 aveva investito nell’azienda ben $275 milioni.

Inoltre, hanno causato apprensioni anche gli intrecci tra FTX e il “crypto-hedge fund” Alameda Research (di proprietà dello stesso Bankman-Fried) che utilizzava i fondi dei clienti per speculare sui mercati delle criptovalute.

In particolare, Alameda Research aveva riportato uno stato patrimoniale apparentemente solido con asset pari a ben $13 miliardi e passività di $5 miliardi. Peccato che tra gli “asset” venissero conteggiati anche un prestito da $1 miliardo allo stesso Bankman-Fried e uno da $543 milioni al fondatore Nishad Singh.

FTX, invece, il giorno prima del crollo disponeva di soli $900 milioni di asset facilmente liquidabili contro ben $9 miliardi di passività.

In sostanza, la società era un disastro da un punto di vista finanziario anche se è comunque riuscita a sopravvivere per ben 3 anni.

Quanto era grande FTX

Il crypto-exchange era nato nel 2019 ed era cresciuto fino a diventare un vero behemoth dell’universo delle criptovalute. Al suo picco, nel 2021, aveva oltre 1 milione di utenti ed era la terza più grande piattaforma di scambio in termini di volume dopo Binance e Coinbase.

A gennaio, FTX era stata valutata oltre $32 miliardi nonostante il ribasso nelle quotazioni del Bitcoin che aveva toccato in quel periodo i $35mila, in forte calo rispetto al picco di $68 mila di 3 mesi prima.

I rischi degli exchange di criptovalute

Durante il crollo di FTX, molti investitori si sono ritrovati impossibilitati a prelevare dai propri account in quanto questi erano stati prosciugati dalla crisi di liquidità della piattaforma che ha eliminato le loro riserve di token.

Infatti, lo svantaggio di utilizzare queste piattaforme è proprio il fatto che bisogna possedere realmente la criptovaluta e poi depositarla in un account. Questo espone a maggiori possibilità di esternalità negative (come attacchi informatici o crisi improvvise) in un mondo che manca ancora di una solida regolamentazione a favore degli utenti (oltre a maggiori costi per mantenere il digital wallet).

Un’alternativa all’utilizzo degli exchange è l’utilizzo di prodotti derivati che hanno il grande vantaggio di seguire l’andamento del sottostante senza però detenerlo direttamente, evitando dunque tutte le complicazioni dovute al possesso diretto.

Nonostante ciò, rimangono comunque i rischi dovuti all’estrema volatilità di asset come Bitcoin o Ether che nel corso del 2022 hanno perso rispettivamente il 60% e il 63% del proprio valore. Tuttavia, le strategie che utilizzano i derivati permettono di guadagnare sia al rialzo che al ribasso in base all'andamento del sottostante permettendo dunque all’operatore esperto di trarre vantaggio da tutte le condizioni di mercato.

La performance recente delle criptovalute

Dal crollo di FTX, l’intero universo delle cripto ha cominciato a vacillare. Gli investitori sono preoccupati riguardo alla regolamentazione delle criptovalute che per ora è risultata del tutto insufficiente nel prevenire possibili crolli di altri operatori.

Dalla bancarotta di FTX, lo scorso 10 novembre, il Bitcoin è sceso da $18mila agli attuali $16.700 mentre Ether è in ribasso di quasi il 10% a $1.218. Scossoni anche per il Dogecoin che aveva superato i $15 ed ora quota a $8,55.

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