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Eni, cosa tenere d’occhio in vista della trimestrale: 3 fattori principali

Attesi ricavi in calo tra i 130 e i 170 milioni e un utile per azione sotto lo zero: la ripresa va di pari passo con il prezzo del petrolio (che, a trimestre concluso, già torna a scendere)

Raffinazione petrolio Fonte: Bloomberg

Cosa ha influito sui conti trimestrali di Eni?

Il ritmo della ripresa di Eni, principale azienda petrolifera italiana a partecipazione statale, è dettato da quello di ripresa del prezzo del petrolio. Il barile non è più tornato ai livelli pre-pandemia e da giugno si aggira intorno ai 40 dollari (il Brent al momento viaggia sui 40,87 dollari, dopo aver superato a fine agosto i 46 dollari, per una media di 43,34). Eppure, da quando si sono allentate le restrizioni, la domanda è tornata gradualmente a riallinearsi all’offerta.

Lo scenario presumibilmente è destinato a cambiare nelle prossime settimane – di pari passo con l’inasprirsi delle misure volte a contenere la seconda ondata di covid-19 – ma, per quanto riguarda i tre mesi da giugno ad agosto, gli analisti sono portati a pronosticare una graduale ripresa degli utili Eni.

In relazione all’intero comparto, Ubs prevede che “gli utili saranno incredibilmente bassi, e si aggireranno intorno ad un valore prossimo al pareggio di bilancio. Stesso discorso vale per i free cash flow. Prevediamo che gli utili del settore crescano in maniera sequenziale di circa il 108%, recuperando dai punti di minimo registrati nel secondo quarto a causa della pandemia, ma evidenziando una contrazione anno su anno pari al 95%”. Oggi è il turno delle Big del settore, Galp e BP, di pubblicare i propri conti trimestrali.

Cosa prevede il consensus?

Eni presenterà i risultati del terzo trimestre 2020 il prossimo 28 ottobre. Secondo quanto stimato dagli analisti di Equita Sim, nel terzo trimestre dl 2020 l'azienda leader nel campo degli dirocarburi va incontro a una perdita netta adjusted di 172 milioni di euro, per un flusso di cassa da 1,6 miliardi di euro. Più ottimisti gli omologhi di Ubs invece, che stimano perdite più contenute pari a 132 milioni di euro – a fronte di un utile per azione pari a -0,04 euro.

Giù anche l’Ebit adjusted, in calo di 19 milioni di euro: le perdite più ingenti si registrano nella divisione Gas&Power (-60 milioni di euro), seguita da Refining&marketing e Chimica a -47 milioni di euro, mentre il settore Esplorazione&Produzione si ferma a 68 milioni di euro.

In flessione la produzione upstream, che scende del 12% anno su anno a 1,657 milioni di barili al giorno, e i margini di raffinazione, proprio come paventato anche dagli omologhi di Ubs. è Il risultato della politica dei tagli alla produzione adottata la scorsa primavera, quando l’Opec (l’organizzazione che riunisce i principali paesi esportatori di greggio) ha stabilito un taglio alla produzione globale di 9,7 milioni di barili al giorno (passato ora a 7,7 milioni di barili e destinato a scendere ancora, a 5,8 milioni di barili, dal 2021); tale calo della produzione ha ridotto i volumi in Libia e Italia, principali siti di estrazione di Eni.

In aumento il debito finanziario netto, a 20 miliardi di euro. Secondo gli analisti di Equita, nel 2020 l’Ebit è destinato a subire un calo del 13%, dovuto per lo più al taglio delle stime sui margini di raffinazione – particolarmente in sofferenza nel terzo trimestre.

Come si stanno muovendo le azioni Eni in Borsa?

Nonostante il contesto di difficoltà, condiviso dall’intero settore, Equita conferma il giudizio buy per le azioni Eni, con target price a 10 euro, mentre Ubs va oltre e punta a 11,2 euro di target price.

Al momento le azioni Eni sul Ftse Mib viaggiano in calo del 2,62% a 6,25 euro l’una, in calo del 6,19% sull’ultimo mese e del 23,94% sugli ultimi sei mesi.

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