Crisi energetica, arriva l’accordo UE su nuove soluzioni, acquisti collettivi e nuovo benchmark
Nella notte si è svolto un consiglio straordinario dei leader europei che, nonostante i disaccordi, hanno deciso di andare avanti sul piano di calmieramento dei prezzi del gas naturale anche se non sono ancora chiare le modalità.
La riunione
Nelle prime ore di questa mattina, a Bruxelles, i leader europei hanno terminato un altro dibattito riguardo alla proposta di porre un tetto ai prezzi del gas naturale. Il risultato della riunione è la ferma decisione da parte di tutti i paesi membri di proseguire verso l’introduzione di questa misura atta a frenare la crescita delle quotazioni della materia prima.
Nonostante ciò, non vi è ancora un programma preciso riguardo ai meccanismi con cui si intende effettivamente limitare la volatilità nel prezzo del gas. Tuttavia, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von Der Leyen, ha comunicato che per la fine di ottobre-primi di novembre si dovrebbe avere una soluzione concreta al problema.
Il piano prevedrebbe il lancio di un nuovo benchmark per il gas naturale liquefatto oltre ad acquisti collettivi della materia prima tra i vari paesi membri. Le conclusioni della riunione hanno stabilito anche di introdurre un corridoio dinamico dei prezzi sui derivati del gas naturale anche se non ci sono dettagli sufficienti sul meccanismo.
Tuttavia, gli accordi stabiliti nella riunione di ieri non saranno validi per l’Ungheria. Infatti, il Primo Ministro Viktor Orbàn ha annunciato che un tetto ai prezzi del gas naturale non verrà applicato ai contratti di lungo termine che l’ex-paese sovietico ha con la russa Gazprom. La scelta è stata fatta principalmente per non compromettere le relazioni diplomatiche tra i due paesi.
I 27 paesi dell’Unione Europea si sono già accordati per aumentare le riserve di gas naturale nei depositi di stoccaggio, così da incrementare le scorte in vista dell’inverno, e di redistribuire gli extra-profitti delle aziende energetiche che saranno utilizzati per calmierare le bollette dei cittadini europei, già sfiancati dalla crescita record dell’indice dei prezzi al consumo che a settembre ha toccato il +10,9% anno su anno.
Infatti, la guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche sorte con la Russia hanno causato un aumento vertiginoso dei prezzi del gas naturale che, il 26 agosto, hanno raggiunto quasi i €350/MWh sulla piattaforma TTF di Amsterdam. Il gas naturale, insieme al petrolio, è una delle materie prime il cui prezzo è una componente fondamentale nella crescita delle pressioni inflazionistiche essendo la fonte primaria, diretta o indiretta, nella produzione di molti altri beni.
I disaccordi all’interno dell’UE
Nonostante l’unanimità nella volontà di trovare una soluzione per risolvere il problema delle quotazioni del gas naturale, vi sono ancora alcuni paesi membri dell’Unione Europea che sono contrari ad un tetto ai prezzi della materia prima.
Tra questi vi è la Germania, la più grande economia del Vecchio Continente, che ha sostenuto che una misura di questo tipo disincentiverebbe i fornitori a vendere il gas all’Europa e ridurrebbe gli incentivi a limitare il consumo di energia.
Altri paesi, come Spagna e Portogallo, hanno già introdotto un tetto ai prezzi del gas naturale che viene importato per produrre elettricità nelle centrali termoelettriche. Sulla stessa linea, anche la Francia ha proposto di espandere lo schema anche ad agli altri membri UE.
Insomma, la situazione rimane alquanto confusa con i leader europei che non hanno ancora trovato una soluzione chiara e univoca alla crisi energetica. Infatti, il particolarismo di ogni stato membro rischia di rallentare l’introduzione delle misure di calmieramento dei prezzi e incrementare ancora di più i rischi di una recessione nel Vecchio Continente.
L’andamento dei prezzi del gas
I prezzi dei futures (scadenza a novembre) con sottostante il gas naturale hanno perso all’incirca il 10% sulla piattaforma TTF di Amsterdam fino agli attuali €115/MWh.
Infatti, rispetto al picco di agosto, dove i prezzi dei futures toccarono quasi i €350/MWh, ora le quotazioni della materia prima sono scese a circa 1/3 di quella cifra. Il motivo di questo brusco movimento ribassista è dato sicuramente dal massiccio aumento delle scorte presso i vari paesi europei che hanno portato gli impianti di stoccaggio ad essere pieni al 92-94%.
Tuttavia, anche le condizioni climatiche particolarmente miti hanno sicuramente avuto un impatto sulle quotazioni grazie alla riduzione della domanda di gas per fini di riscaldamento domestico.
Nonostante ciò, Mario Draghi ha recentemente affermato che l’ampia volatilità dei prezzi continua ad avere una grossa componente speculativa da parte di molti operatori del mercato che tentano di ottenere grossi ritorni finanziari.
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