Dow Jones oggi continua l’ascesa, migliori del previsto i dati macro Usa
Rispetto al mese scorso, nel settore privato sono stati persi “solo” 2 milioni di posti di lavoro: dato incoraggiante, soprattutto a due giorni dai Non-farm payrolls. Wall Street torna a sfiorare i livelli pre-covid
Mentre l’Europa continua la sua corsa al rialzo, anche Wall Street apre tonica, trainata dal balzo in avanti di Boeing (+7,77%, a 165 dollari) e, più in generale, dall’ottimismo con cui i mercati guardano alla fine della crisi coronavirus.
Cosa dicono i dati macro in arrivo dagli Usa?
Crisi che, tuttavia, è ben lungi da una conclusione a breve. Se in Cina l’indice Pmi di maggio relativo al settore servizi oggi è riuscito a sfondare la soglia dei 50 punti (e si è confermato a 55, indicativo del fatto che l’economia cinese è tornata in espansione), il rialzo, seppur notevole, registrato stamattina dall’istituto Ihs Markit in Europa non è bastato per tornare a parlare di crescita (l’indice Pmi dell’Eurozona composito si è fermato a 31,9 punti).
Negli Stati Uniti l’Institute of Supply Management ha calcolato con 45,4 punti le previsioni dei direttori agli acquisti nel settore non manifatturiero: meglio dell’Europa, peggio della Cina, ma abbastanza per superare le aspettative (ferme a 44 punti) e sempre più vicino alla soglia oltre la quale si può parlare di espansione economica (50 punti). D’altra parte, i numeri cambiano se a pubblicarli è l’istituto Ihs Markit, in base al quale il Pmi composito Usa si è assestato a 37 punti (rispetto ai 27 di aprile), mentre quello relativo ai servizi segna 37,5 (ad aprile era sceso a 26,7).
A trainare al rialzo gli indici Usa hanno contribuito anche i dati sulla variazione dell’occupazione non agricola, le cui premesse sono in grado di dire molto anche sulle previsioni sulle buste paga dello stesso settore (in pubblicazione venerdì). L’indice mette in luce una perdita di posti di lavoro nel settore privato pari a 2,760 milioni di unità: il numero resta alto, ma di gran lunga inferiore rispetto alla contrazione prevista (9 milioni di unità) e a quella precedente, 19,56 milioni.
Come hanno reagito i mercati?
Tornano dunque a salire i principali indici statunitensi: l’S&P 500 guadagna l’1,16% e torna sopra la soglia dei 3 mila punti (dai minimi toccati a fine marzo, l'S&P ha recuperato oltre il 40%). Bene anche il Dow Jones, in rialzo dell’1,65% a 26.168,19 punti, mentre il Nasdaq viaggia in rialzo dello 0,59%. Nonostante i dati macro migliori del previsto, il dollaro resta per lo più debole e non riesce a recuperare nei confronti dell’euro – il cambio EUR/USD viaggia ancora a quota 1,1244.
Nonostante gli economisti riconoscano che quelli delle ultime ore siano solo timidi segnali di ripresa e che, prima di tornare ai livelli pre-covid, sarà necessario attendere almeno la fine dell’anno, sembra che i mercati stiano convincendosi che la ripresa seguirà un andamento a V, ovvero particolarmente rapida.
Non sono bastate le tensioni tra Usa e Cina a mantenerli cauti (tensioni che si sono fatte sempre più labili nel momento in cui il presidente Trump ha annunciato di non voler comunque toccare l’accordo commerciale di “Fase 1” siglato alla metà di gennaio) e neanche i gravi sommovimenti sociali scatenato dopo la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto a Minneapolis, che ha riportato a galla la mai sopita questione razziale.
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