Economia, inflazione UK e UE in crescita
Le pressioni inflazionistiche non accennano a diminuire nonostante le politiche monetarie restrittive delle banche centrali. La settimana prossima la BCE dovrà decidere sull’intensità del prossimo rialzo stimato in 75 pbs.
La situazione nel Regno Unito
Questa mattina l’ONS (Office for National Statistics) ha pubblicato il dato finale sull’indice dei prezzi al consumo che a settembre ha toccato il +10,1% anno su anno, in aumento rispetto al dato di agosto che era fermo al +9,9% a/a e maggiore anche delle stime che si attendevano un valore del +10% a/a.
Anche l’incremento mensile ha registrato un aumento maggiore delle previsioni del consensus (+0,4%) registrando un dato del +0,5%. L’indice Core (che non tiene conto dei volatili panieri energetici e degli alimentari) è salito del +6,5% a/a, più delle stime (+6,4% a/a) e del valore di agosto (+6,3% a/a).
L’incremento maggiore è stato dato dal paniere delle abitazioni e del cibo che sono aumentati, su base annuale, rispettivamente del +20,2% e del +14,5%. Seguono il paniere dell’arredamento e dei beni per la casa (+10,7%) e quello dei trasporti (+10,6%).
Al contrario si è registrato un minor contributo da parte del paniere energetico grazie alla relativa riduzione dei prezzi del petrolio e del gas verso la fine del mese scorso.
La crescita record dell’indice dei prezzi al consumo ha superato solo di poco le aspettative del consensus che si aspettava un dato ben peggiore. Di conseguenza la Bank of England, nella prossima riunione dell’MPC (Monetary Policy Committee), potrebbe ponderare un altro rialzo cautelativo da 50 o 75 punti base così da non indebolire troppo la già fiacca economia britannica.
Gli effetti sul GBP/USD
Dopo la pubblicazione del dato, questa mattina alle 8:00, il GBP/USD segna un momentum ribassista (scendendo di 55 pips) che lo porta a toccare un minimo intraday a 1,1246. Successivamente, il cambio mostra molta volatilità e si attesta intorno al livello di 1,1265. I movimenti del cable sul mercato riflettono le aspettative degli operatori sulle future mosse della BoE.
La situazione nel Vecchio Continente
A metà mattinata, l’Eurostat ha anch’esso presentato il valore finale, relativo a settembre, dell’inflazione nell’Unione Europea e nell’Eurozona. Per quanto riguarda l’Unione Europea, il valore è stato pari al +10,9% su base annuale in aumento rispetto al +10,1% a/a di agosto.
Nell’Eurozona, l’indice dei prezzi al consumo di settembre è stato pari al +9,9% a/a, in crescita rispetto al +9,1% a/a di agosto. Nello stesso periodo del 2021 l’inflazione era al +3,4% a/a.
L’incremento mensile è stato invece pari al +1,2%, in linea con le attese. L’indice Core è risultato in crescita secondo le aspettative del consensus al +4,8% a/a ma superiore rispetto al valore di agosto che era fermo al +4,3% a/a.
Il contributo maggiore all’inflazione è stato dato dal paniere dell’energia (+4,19%), degli alimentari, alcool e tabacco (+2,47%), dei servizi (+1,80%) e dei beni industriali non energetici (+1,47%).
La crescita dei prezzi preoccupa molto il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea che la prossima settimana dovrà decidere riguardo all’intensità del rialzo dei tassi di interesse, anche se il consensus stima già un aumento da 75 punti base per tutti e tre i suoi tassi di riferimento (quello di deposito, quello sulle operazioni di rifinanziamento e quello sui prestiti marginali).
Gli effetti sull’EUR/USD
Dopo il rilascio dei dati sull’inflazione, l’EUR/USD non mostra particolari segnali se non un lievissimo movimento al ribasso che lo porta a perdere solo 7 pips. Volatilità nell’ora successiva che porta la coppia a quota 0,9818.
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