EUR/USD in calo, secondo i verbali la Bce era già pronta ad aumentare il Pepp
Nell’incontro dello scorso 29-30 aprile l’istituto centrale di Francoforte avrebbe già messo in conto ulteriori acquisti nel programma di QE, in arrivo forse già da giugno
Il consiglio direttivo della Banca centrale europea è pronto ad aumentare il volume del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) e ad aggiustare la sua composizione se, sulla base delle informazioni pervenute all’istituzione comunitaria entro la prossima riunione del 4 giugno, questo dovesse dimostrarsi ancora insufficiente a supportare l’economia europea: è quanto si evince dai verbali dell'istituto di Francoforte, relativi alla riunione dello scorso 30 aprile e pubblicati oggi ufficialmente.
Secondo i governatori, una ripresa dell’economia a V è ormai fuori discussione arrivati a questo punto della crisi. La soluzione passerebbe per un aumento ancora più deciso del programma di acquisto titoli, che già prevede misure da 750 miliardi di dollari.
Cosa si prevede per l’incontro di giugno?
Gli analisti di Reuters prevedono che la Banca centrale europea possa disporre ulteriori misure da 375 milioni di euro, che si andrebbero ad aggiungere ai programmi già disposti: i già menzionati 750 miliardi in acquisto di asset, ma anche le nuove operazioni di rifinanziamento a tassi agevolati (disposte nell’ultima riunione tramite il nuovo programma Peltro, Pandemic Emergency Longer-term Operations).
In totale, contando tutte le operazioni di Quantitative Easing disposte dall’inizio della crisi sanitario-economica, si arriva a circa 1.100 miliardi di euro. Eppure, stando ai verbali di stamattina, i governatori di Francoforte temono che non sia ancora abbastanza.
Si aprono dunque nuove prospettive sui titoli che potrebbero finire in pancia alla Bce – i cosiddetti fallen angels, titoli il cui rating si è abbassato a causa della crisi, come proposto dal membro del board esecutivo Isabel Schnabel.
Quali sono stati gli effetti della crisi coronavirus sull’Europa?
La liquidità disposta dalla Banca centrale non sarebbe infatti ancora sufficiente per dare segnali di fiducia ai mercati finanziari. Il vicepresidente della Banca centrale Philip Lane ha ricordato la forte contrazione rilevata anche dai dati Pmi, con l’indice composito per l’Eurozona che si è contratto dai 52 punti di gennaio ai 45 di febbraio e ancora 41 a marzo.
Il Pil dell’Eurozona nel primo trimestre (solo parzialmente interessato dall’emergenza coronavirus) è sceso del 3,8% rispetto all’ultimo trimestre 2019, a causa dello stop forzato delle attività reso necessario per contenere la pandemia – e per il secondo trimestre si attendono dati ancora peggiori. La Banca centrale prevede che il prodotto interno lordo della zona euro possa subire contrazioni tra il 5% e il 12% nel 2020, con un rimbalzo atteso solo nel 2021.
Resta tuttavia l’incertezza sulla durata della pandemia e delle misure di distanziamento sociale, che ormai dipendono unicamente dall’arrivo di un vaccino – sulle cui tempistiche regnano ancora dubbi.
Come ha reagito l’Euro?
Da quando, a fine febbraio, la minaccia del coronavirus si è fatta via via più concreta, la moneta unica si è notevolmente indebolita rispetto al dollaro, fino quando, domenica 22 marzo, non è crollato a quota 1,0635, il minimo da aprile 2017.
Il cambio EUR/USD negli ultimi giorni era tornato a salire sulla scia delle proposta franco-tedesca per un Recovery Fund (finanziato dal bilancio comunitario) da 500 miliardi d euro, tuttora allo studio della Commissione che dovrebbe esprimersi al riguardo il prossimo 27 maggio.
Al momento, la coppia valutaria viaggia in ribasso dello 0,44%, a 1,09.
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