Fca: accuse di corruzione appesantiscono il titolo in Borsa
General Motors accusa la casa automobilistica italo-americana di aver versato tangenti nelle contrattazioni con il sindacato dei metalmeccanici Usa. A risentirne per ora sono le quotazioni in Borsa
Guerra legale tra i due giganti automobilistici di Detroit: è di ieri sera la notizia che General Motors ha intentato una causa contro Fiat Chrysler Automobiles, con l’accusa di corruzione.
Al centro dello scandalo vi sarebbe infatti un giro di tangenti pagate dall’azienda automobilistica italo-americana all’United Auto Workers, sindacato dei metalmeccanici statunitense, il quale avrebbe accettato milioni di dollari per garantire costi del lavoro più ridotti per i lavoratori Fca.
Le interferenze sarebbero avvenute tra il 2009 e il 2015, durante tre round negoziali tra General Motors e il sindacato Usa. L’indagine federale da cui scaturisce l’accusa è ancora in corso, ma i titoli Fca e Gm a Wall Street sono subito crollati.
Perché General Motors ha intentato la causa?
L’accusa vede coinvolta nello specifico la figura dell’ormai defunto amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, e tre altri funzionari Fca: Alphons Iacobelli, vice presidente e capo negoziatore per l’Uaw, Jerome Durden e Michael Brown. I tre, tuttora agli arresti, si sono dichiarati colpevoli, ma Fca ha fatto sapere di non essere mai stata a conoscenza delle trattative in corso.
Nel comunicato con cui ha annunciato la causa, General Motors ha addotto come motivazione i “danni sostanziali” subiti dal 2009 al 2015. In quel periodo infatti si sono svolti tre round di trattative tra Gm e Uaw sulla contrattazione collettiva, inficiati però dalle tangenti che Fca avrebbe pagato (si parla di oltre 1,5 milioni di dollari) per garantirsi contratti temporanei di secondo livello, dunque meno retribuiti, che dunque avrebbero messo Gm in posizione meno competitiva. Fca avrebbe “minato l’integrità delle trattative”, come recita il comunicato dell’azienda americana.
Per Craig Glidden, rappresentante legale di Gm, la situazione di difficoltà procurata a General Motors avrebbe poi spianato la strada alla fusione tra Fiat e Chrysler (avvenuta nel 2014). Glidden ha inoltre specificato di non voler coinvolgere anche l’Uaw e di voler colpire solo Fca, all’indomani di “chiare ammissioni fatte da ex dirigenti Fca rivelate grazie all’indagine penale portata avanti dall’ufficio del procuratore federale nel distretto Est del Michigan”.
Come ha reagito Fiat Chrysler?
Per Fca, le accuse sarebbero “senza merito”. Quanto alla tempistica dell’accusa, “Possiamo solo presumere che punti a fermare la proposta di fusione con Psa e le trattative con lo Uaw”, riferendosi ai piani annunciati a fine ottobre su un accordo con la francese Peugeot Société Anonyme – che implicherebbe la nascita di un nuovo polo automobilistico da circa 50 miliardi di dollari. Per Fca, l’azione “viene in un momento in cui Fca sta dimostrando di essere un concorrente sempre più forte”.
In un comunicato, ha comunque fatto sapere di volersi difendere “in maniera vigorosa contro questa causa priva di fondamento e rispondere perseguendo ogni possibile via legale”.
Nel frattempo anche il presidente dell’United Auto Workers, Gary Jones, ha rassegnato le proprie dimissioni, dopo che varie proteste si sono sollevate all’interno del sindacato.
Le ripercussioni sulle azioni in Borsa
Tra i due litiganti, in questo caso nessuno gode: le azioni di General Motors sono scese del 3,02%, a 35,28 dollari, mentre Fiat Chrysler perde l’1,86% e si assesta su 13,70 euro per azione – recuperando rispetto al prezzo di apertura di 13,45, in perdita di oltre il 3%.
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