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Fed alza i tassi di 75 punti base

La banca centrale statunitense ha aumentato il costo del denaro di 75 punti base fino al livello del 3,75% - 4% ma avverte che il tasso finale sarà più alto di quanto previsto.

Fonte: Bloomberg

Le decisioni

Ieri sera alle 19:00 (14:00 negli Stati Uniti) la Federal Reserve ha rialzato i tassi di interesse di 75 punti base, in linea con le attese del consensus, portando il livello dei tassi nella forchetta compresa tra il 3,75% e il 4%.

Si tratta del quarto rialzo di questa intensità quest’anno che l’istituto monetario si è trovato costretto ad attuare nel disperato tentativo di frenare le crescenti pressioni inflazionistiche che attanagliano gli Stati Uniti.

Infatti, l’indice dei prezzi al consumo rimane ai livelli più alti da 40 anni, al +8,2% anno su anno nel mese di settembre, e ben lontano dal target della banca centrale fissato al +2% a/a.

Di conseguenza, la Fed sta cercando di ottenere un “soft landing” dell’economia a stelle e strisce, bilanciando abilmente l’aumento del costo del denaro senza però affaticare troppo i fondamentali del paese.

Nella conferenza post-riunione, il Governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha inizialmente affermato che nelle prossime riunioni ci sarebbe stato un leggero rallentamento dell’intensità dei tassi (in linea con le aspettative del mercato che stima un aumento di 50 punti base a dicembre e due da 25 punti base nelle prime due riunioni del 2023) anche se successivamente l’atteggiamento è diventato marcatamente “hawkish”.

Infatti, subito dopo, Powell ha annunciato che il livello finale dei tassi sarà più alto di quanto inizialmente previsto nella riunione di settembre e quindi la stretta monetaria durerà più a lungo in quanto ora sarebbe “troppo prematuro” arrestare il piano di rialzo dei tassi.

Insomma, la Fed vuole rispettare il suo mandato e riportare la stabilità nei prezzi, anche se questo potrebbe essere doloroso per l’economia sia da un punto di vista della crescita economica sia della disoccupazione.

Nonostante ciò, la banca centrale statunitense continuerà a fare forte affidamento sui dati macroeconomici in pubblicazione nei prossimi mesi che potrebbero determinare una decisa sterzata dell’istituto monetario nel caso in cui i fondamentali macroeconomici dovessero peggiorare più del previsto.

La reazione dei mercati

Ieri sera, dopo un iniziale ottimismo Wall Street scivola trascinata dai principali titoli del NASDAQ, i più sensibili al rialzo dei tassi, che scivolano di oltre 2%. Anche sul mercato obbligazionario si sono registrate forti vendite con le obbligazioni a due anni che hanno toccato un rendimento del 4,90%.

Oggi sia le Borse asiatiche che quelle europee aprono in netto calo sulla scia delle decisioni prese dalla Fed mentre il dollaro statunitense torna a rafforzarsi contro le principali valute con il Dollar Index che raggiunge i 112,42.

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