Forex: EUR/USD ancora giù, cede il supporto di 0,98

L’EUR/USD è ancora sotto pressione principalmente a causa del forte sell-off sui mercati obbligazionari che ha portato i rendimenti dei titoli di stato dei paesi del Vecchio Continente a livelli record.

Infatti, le obbligazioni a due anni emesse dal Regno Unito hanno toccato il 3,9% mentre gli equivalenti italiani e tedeschi hanno raggiunto rispettivamente il 2,9% e l’1,9%.

Tuttavia, anche le mosse della Federal Reserve, che mercoledì scorso ha aumentato il costo del denaro di 75 punti base portando il livello dei tassi dal precedente 2,25%-2,50% fino all’attuale 3%-3,25%, hanno contribuito all’incertezza sui mercati che ha portato il dollaro a guadagnare contro tutte le principali valute.

La banca centrale statunitense ha inoltre delineato delle proiezioni economiche molto più restrittive rispetto a quelle di giugno con il grafico dotplot (il quale mostra le aspettative sui tassi proposte dai vari membri della FED) che ha segnato una revisione al rialzo entro la fine del 2022, al 4,25% rispetto al precedente valore fermo al 4%.

L’azione decisa della Federal Reserve in termini di politica monetaria arriva in risposta alle crescenti pressioni inflazionistiche che stanno attanagliando la prima economia al mondo. L’indice dei prezzi al consumo ha infatti toccato il livello del +8,3% anno su anno nel mese di agosto, mostrando un leggero calo rispetto ai due mesi precedenti (+9,1% a/a nel mese di giugno e +8,5% a/a nel mese di luglio).

Nonostante ciò, l’inflazione rimane ai livelli maggiori da quarant’anni e ben oltre il livello ottimale fissato dalla banca centrale, al +2% a/a.

Non ultimo, anche le recenti escalation del conflitto in Ucraina, insieme alle pressioni generate da un referendum delle repubbliche autonomiste nella parte orientale del paese, hanno portato gli operatori finanziari a promuovere forti vendite sulla moneta unica e a dirottarsi nel rifugio sicuro offerto dal dollaro statunitense.

Detto ciò, anche i rendimenti dei titoli di stato statunitensi sono saliti notevolmente con il T-Note a due anni che ha superato la soglia del 4% al 4,12%. Di conseguenza, anche il Dollar Index, che misura la forza del dollaro rispetto ad un paniere di altre sei valute, è salito ai massimi dal 2002 a quota 112,03, picco di ieri.

Le previsioni

Riteniamo che il rafforzamento del biglietto verde possa continuare anche nel medio periodo o almeno fino a quando la Federal Reserve non rallenterà l’intensità dei rialzi dei tassi di interesse, indicativamente entro il primo trimestre del 2023.

Questa mattina, la coppia EUR/USD ha rotto il supporto di 0,98 scendendo fino al minimo di 0,9769. Il cambio EUR/USD ha poi accelerato il momentum ribassista portandosi fino ad un minimo intraday di 0,9736, livello toccato l’ultima volta nell’ottobre del 2002.

Restiamo dunque fortemente ribassisti sulla coppia valutaria con obiettivi short di breve periodo ipotizzabili al primo supporto di 0,9601, testato nel settembre 2002. Ulteriori allunghi ribassisti solo dopo il cedimento del supporto posto a 0,9432, minimo del giugno 2002.

Al contrario, un’aggressiva risposta della BCE in termini di politica monetaria, potrebbe innescare una ripresa al rialzo del cambio EUR/USD fino alla resistenza posta a 0,9795, testata oggi alle 9:00. Forte break-out rialzista solo dopo il superamento della resistenza di brevissimo periodo fissata a 0,9837 e toccata questa mattina alle 8:13.

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