Yen debole sull'ottimismo di un accordo Trump-Xi. Kuroda: politica ancora accomodante
JPY debole contro USD. Commodity currencies in rafforzamento sull'ipotesi di una risoluzione tra Washington-Pechino attorno al 27 marzo. BoJ conferma la politica accomodante. Al momento, nessun rischio di distorsione.
Yen in fase di debolezza, mentre si apprezzano le commodity currencies: il rinnovato ottimismo circa una risoluzione delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ha spinto a rialzo le valute legate alle materie prime (dollaro neozelandese, dollaro canadese e dollaro australiano), incentivando le prese di profitto sulla divisa giapponese, asset rifugio nei momenti di incertezza. Ma non è tutto: ad influenzare l’andamento dello yen è stato l’annuncio fatto dal governatore Haruhiko Kuroda che ha rassicurato circa la politica monetaria della banca centrale giapponese, la quale si manterrà accomodante fino a quando l’economia lo richiederà.
Pochi entusiasmi sul cambio USD/JPY
La coppia USD/JPY (大口) quota lunedì attorno alla soglia della parità, in area 111,90. Il Wall Street Journal ha indicato ieri la data del 27 marzo come possibile giorno in cui Washington e Pechino sigleranno l’accordo per porre fine alla guerra tariffaria. Le questioni sul piatto ancora da discutere non sarebbero poche: tra queste, il furto di proprietà intellettuale ed il trasferimento forzato di tecnologia americana. Vi sarebbero invece già solide basi circa l’impegno cinese ad incrementare i propri livelli di acquisto di beni a stelle e strisce, specie in ambito agricolo, energetico ed industriale.
Sempre nelle scorse ore, il governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, ha confermato che la banca centrale nipponica discuterà e comunicherà il proprio piano di uscita dall’attuale politica monetaria ultra-accomodante al momento opportuno. Momento opportuno, che non sarebbe ora.
Kuroda (BoJ): politica monetaria resta accomodante
Parlando al comitato di bilancio della Camera Alta, Kuroda ha sottolineato al la necessità di tenere conto degli effetti collaterali che potrebbe avere uno stimolo monetario prolungato sulla stabilità del sistema finanziario. Rischi, questi, che al momento sarebbero contenuti. Il Giappone è stato il primo paese tra le grandi economie ad attuare un piano di Quantitative easing nel marzo 2001 per contrastare la forte deflazione all’inizio degli anni duemila.
Detto ciò, Kuroda ha confessato che la BOJ non avrebbe al momento una strategia specifica di uscita, poiché ci vorrà un "tempo significativo" prima di raggiungere l’obiettivo di inflazione al 2%. Secondo il governatore, l'uscita dalla politica ultra-espansiva porterà ad un aumento dei tassi di interesse sulle extra riserve depositate dalle istituzioni finanziarie nelle casse della BoJ, nonché misure volte a ridurre il bilancio della banca centrale.
Shinzo Abe a favore di una politica espansiva
Kuroda ha giustificato gli ultimi sei anni di stimolo monetario, affermando di aver aiutato il Giappone sulla via per sfuggire alla deflazione, aumentare i profitti delle imprese e portare alla quasi piena occupazione.
A sostegno di ciò sono state le parole del primo ministro giapponese, Shinzo Abe, il quale ha affermato di avere fiducia nella capacità di Kuroda di guidare la politica monetaria nazionale: "Senza un audace allentamento monetario, il Giappone sarebbe ancora in deflazione " ha detto Abe.
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