EUR/GBP: 13 sedute a rialzo. May fallisce sulla Brexit: attese le dimissioni
Theresa May gioca la carta del referendum bis, ottenendo l’ennesima sconfitta. Prosegue il calo della sterlina, con la coppia euro/pound sui massimi da gennaio. Camera chiamata ad un nuovo voto (ipotesi 3 giugno).
Theresa May gioca la carta del nuovo referendum, ottenendo l’ennesima (probabilmente non ultima) sconfitta. L’annuncio fatto nel pomeriggio di ieri dalla Premier inglese è giunto sui mercati in maniera inaspettata, lasciando però indifferenti gli oppositori all’accordo raggiunto con Bruxelles. Altrettanto indifferente è stata la reazione degli operatori sulla sterlina, che ha continuato ad esser venduta, tornando oggi a quotare contro euro sui livelli di metà gennaio, a ridosso del voto di fiducia.
Brexit, referendum bis? No, dimissioni di May
“Oggi voglio fare un’offerta seria ai deputati di tutto il Parlamento: un nuovo accordo sulla Brexit”. Dopo il fallimento dei dialoghi con l’opposizione guidata da Jeremy Corbyn, convinto che la miglior scelta per il Regno Unito sia quella di restare all’interno dell’unione doganale europea, la Premier ha tentato il tutto per tutto.
“Come parte di questo accordo, continuerò a sostenere il partito conservatore, che rimarrà unito sotto una politica in grado di dare (agli inglesi) la propria Brexit”. Il cavallo di battaglia dell’ultima offerta proposta da Theresa May è stata l’eventualità di includere l’opzione di un referendum bis, col quale gli inglesi avrebbero potuto rivedere le proprie posizioni sull’Europa, previo voto favorevole al deal May.
Mentre alcuni rappresentati della Camera hanno definito la nuova proposta come un qualcosa già morto sul nascere, il conservatore Boris Johnson ha confermato che il suo voto non andrà comunque al testo di Theresa May, il cui tentativo in extremis è stato definito da altri come “umiliante”.
Focus sterlina: analisi EUR/GBP
In cosa consiste il nuovo accordo a firma May? Prima di rispondere a questa domanda, l’attenzione di mercato si rivolge a due eventi: le elezioni europee del prossimo 26 maggio, quando anche il Regno Unito sarà chiamato ad esprimersi circa la composizione dei sui 73 seggi (che verranno poi spartiti tra gli altri 27 Stati a Brexit avvenuta), e la prima settimana di giugno (presumibilmente il giorno 3), quando May porterà nuovamente alla Camera dei Comuni il proprio accordo per un nuovo voto (dopo le tre bocciature precedenti).
Con la chiusura positiva di ieri ed il netto rialzo di oggi, il cambio EUR/GBP si appresta a concludere la tredicesima giornata consecutiva in verde, passando da un livello poco sopra 0,8540 (6 maggio) all’attuale soglia sopra 0,8820. Restando ferma l’idea di possibili ulteriori ribassi del pound nel breve termine, gli operatori restano in allerta sulla possibilità che May, da un momento all’altro, rassegni le proprie dimissioni.
In caso di un ribasso consistente della sterlina, venduta sull’incertezza politica e sulle rinnovate paure di un’uscita senza accordo, no-deal, il cambio EUR/GBP potrebbe arrivare a crescere fino al livello di 0,91, sui massimi di inizio gennaio.
Brexit: i 10 punti dell'accordo May
Con l’intenzione di tirare a sé abbastanza voti da costituire una maggioranza, Il primo ministro ha stilato un programma in dieci punti.
Uno: il governo cercherà di portare avanti accordi alternativi per sostituire in sicurezza il backstop d’Irlanda (la soluzione temporanea che scatterebbe a partire dal 2021 per far sì che non venga ripristinato un confine rigido interno al Paese tra Irlanda europea ed Irlanda del Nord) entro il dicembre 2020.
Due: qualora il backstop dovesse entrare in vigore, il governo assicurerà che la Gran Bretagna rimanga allineata con l'Irlanda del Nord.
Tre: gli obiettivi negoziali e i trattati finali per le future relazioni tra Regno Unito ed Unione europea dovranno essere approvati dai parlamentari.
Quattro: la nuova legge che regolerà i diritti dei lavoratori non sarà meno favorevole rispetto a quella vigente in Ue.
Cinque: non ci sarà alcun cambiamento a livello di protezione ambientale dopo l’uscita dall’Unoine.
Sei: il Regno Unito cercherà di avvicinarsi il più possibile con l’Europa circa lo scambo di merci, per evitare troppi attriti una volta fuori dal mercato unico e, dunque, da un mercato ove vige la libera circolazione.
Sette: ci terremo al passo con le norme europee relative ai beni e ai prodotti agroalimentari per agevolare i controlli alle frontiere, così da proteggono le migliaia di posti di lavoro che dipendono dalle catene di approvvigionamento.
Otto: il governo presenterà un compromesso ai parlamentari, affinché decidano di sbloccare l'attuale impasse.
Nove: ci sarà un voto tra i parlamentari che aprirà le porte all’eventualità che l'accordo possa essere sottoposto a referendum.
Dieci: ci sarà il dovere legale di assicurare che le modifiche annunciate siano riflesse in questo nuovo accordo.
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