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Il cambio Euro/Dollaro al test del supporto strategico in attesa di sviluppi.
Cerca di difendersi su 1,0650 il cambio EUR/USD dopo la correzione della scorsa settimana. A scatenare le vendite sono state più le notizie arrivate sul fronte eurozona e, in particolare, quelle riguardanti la Bce. Da un lato, i rumors riportati da Reuters circa una errata interpretazione del messaggio della Banca centrale nella riunione di marzo e, dall'altro, il deciso rallentamento dell'inflazione a marzo, hanno contribuito ad accentuare i dubbi e le perplessità su una possibile revisione della politica monetaria nei prossimi mesi.
Il dato sull'inflazione potrebbe aver contribuito ad allegerire le pressioni dei falchi che spingevano per un rialzo dei tassi già a inizio 2018. Al momento, continuiamo a vedere una manovra sui tassi solo nella seconda metà del 2018, mentre sul fronte QE non escludiamo che il ritmo degli acquisti possa essere rivisto già nell'ultimo trimestre dell'anno, dopo le elezioni tedesche.
Sul versante statunitense, il mercato punta a un secondo rialzo dei tassi sui Fed Funds a giugno. Fondamentali saranno le indicazioni macro di marzo e aprile. Già questa settimana saranno a disposizione degli operatori i dati sui Non Farm Payrolls di marzo, che dovrebbero essere ancora incoraggianti.
Importante sarà anche la politica di Trump, dopo il fallimento della riforma sanitaria. Gli operatori sembra aver incorporato già un certo scetticismo in merito, anche se rimangono ancora speranzosi in vista della riforma fiscale attesa per fine anno.
Cosa aspettarsi sull'euro/dollaro? Se l'atteggiamento cauto della Bce e l'inflazione in rallentamento potrebbero indebolire la moneta unica, il risultato delle elezioni francesi tra un mese potrebbero rafforzarla. Stimiamo che, al momento, una vittoria di Macron potrebbe valere due o tre figure di rialzo sulla moneta unica.
Dal punto di vista grafico, il cambio EUR/USD sta cercando il riscatto dopo essersi appoggiato sul supporto di 1,0650, ultimo ritracciamento di Fibonacci nell'ascesa partita dai minimi di febbraio e culminata la scorsa ottava, a 1,0905.
La discesa preannunciata dalla divergenza ribassista con il CCI, potrebbe proseguire ancora, però, con il supporto strategico collocato sulla trendline che congiunge i minimi crescenti da inizio anno, in transito ora poco sotto 1,06. La tenuta di tale riferimento getterebbe le basi per un rimbalzo e terrebbe aperta la possibilità di raggiungere nuovamente i massimi di periodo (a 1,0905).
La resistenza più forte passa però per area 1,1020-1,1050, dove passa, tra le altre, la trend line che congiunge i massimi di marzo e quella che congiunge i massimi di tutto il 2016. L'ostacolo da superare qui è veramente forte ed è dura immaginarsi un riposizionamento sopra tale riferimento, al momento.
Indicazioni di debolezza si avrebbero con il cedimento di 1,06, con target 1,05-1,0495. Il doppio test a questo livello tra febbraio e marzo ne ha accresciuto l'importanza come supporto, pertanto un suo sfondamento aprirebbe a un ritorno verso i minimi pluriennali aggiornati a inizio anno, a 1,0340.
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