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Il numero uno della Banca oltremanica ha dichiarato che non è ancora il momento di alzare i tassi d’interesse, dato che persistono elementi di debolezza nell’economia, come la crescita reale dei salari.
A pagare dazio è la sterlina, finita sotto pressione verso le principali valute mondiali. Il cable è scivolato ai minimi dal quel famoso 18 aprile, giorno in cui Theresa May chiamò le elezioni anticipate nel tentativo di rafforzare la sua leadership nel Parlamento.
La rottura dei minimi post voto per il cable (1,2640) apre a nuovi cali. Il primo target è collocato sulla trend line ribassista che congiunge i picchi di dicembre e febbraio, ora in transito a 1,2560. Sotto questo livello le vendite potrebbero dilagare verso l’obiettivo strategico posto sulla linea che congiunge tutti i minimi crescenti degli ultimi 8 mesi, ora poco sopra 1,23. È proprio in quest’area compresa tra 1,23-1,24 che ci aspettiamo possa tornare la sterlina nelle prossime settimane, soprattutto se il quadro politico negli Stati Uniti dovesse distendersi un po’.
Al momento, solo un riposizionamento sopra 1,28, livello mai rotto post voto, potrebbe scongiurare il pericolo di nuovi imminenti cali.
