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Ftse Mib in ribasso dopo calo record del settore servizi a marzo, contrazione più rapida mai registrata

È dal 1998 che l’indice Pmi dei servizi non registrava un ribasso così repentino: rispetto ai 52,1 punti di febbraio, l’Italia scende a 17,4. Pesano le restrizioni da coronavirus, continuano a perdere gli azionari europei

Fabbrica Fonte: Bloomberg

Piazza Affari ha raggiunto il minimo intraday dopo la pubblicazione degli indici dei direttori degli acquisti nel settore terziario di marzo, mese in cui l’Europa intera sconta l’impatto del coronavirus sul sistema economico. Gli analisti stimano una contrazione nell’economia dell’Eurozona fino al 10%.

Come si presenta il settore servizi dell’Eurozona nel pieno della crisi coronavirus?

In tutta Europa (includendo anche il Regno Unito, formalmente fuori dall’Unione Europea) non c’è un dato che abbia superato le aspettative, già riviste al ribasso rispetto a febbraio.

La Germania ha segnato un indice Pmi nel settore dei sevizi pari a 31,7, rispetto alle previsioni di 34,3 (a febbraio aveva raggiunto quota 52,5, timido segnale di espansione dell’economia), mentre il dato composito segna 35, rispetto a previsioni di 36,8 e il precedente di febbraio a 50,7.

In Spagna la situazione è risultata ancora più grave: l’indice relativo al settore servizi è sceso a 23, rispetto a previsioni di 25,5 e il dato di febbraio, a 52,1. In Italia il Pmi nei servizi è sceso a 17,4, rispetto a previsioni di 22 punti e al dato di febbraio di 52,1 (si tratta del calo più repentino dal 1998, da quando cioè è iniziata la raccolta dei dati); quanto al Pmi composito, si è assestato a quota 20,2, mentre a febbraio era stato pari a 50,7 (indice di una relativa espansione dell’economia).

Male anche la Francia, con un Pmi del settore servizi a 27,4, rispetto a previsioni di 29 e al dato di febbraio a 52,5; l’indice composito invece è sceso a 28,9 punti, rispetto alle previsioni che lo volevano a 30,2 e al dato di febbraio, 52 punti. Relativamente meglio, ma comunque in forte calo, la situazione nel Regno Unito: il Pmi del settore servizi è sceso dai 53,2 punti di febbraio a 34,5, mentre le previsioni lo volevano a 34,8; quanto al dato composito, si osserva un calo da 53 a 36 punti, mentre le previsioni speravano in 36,2 punti.

Nel complesso, in tutta l’Eurozona risulta una forte contrazione: a marzo il volume dei direttori degli acquisti nei settore terziario è sceso dai 52,6 punti di febbraio a 26,4 punti (il consensus aveva stimato almeno 28,4 punti), mentre l’indice composito segna 29,7 punti, in ribasso sia rispetto ai 51,6 punti di febbraio, ma anche rispetto alle previsioni, di 31,4.

Cosa hanno comportato i dati macro sui mercati finanziari?

Nessuna sorpresa per Chris Williamson, capo economista di IHN Markit, che realizza l’indagine. I dati infatti riflettono la chiusura delle attività non essenziali, richiesta dalle misure di contenimento per fronteggiare l’espansione della pandemia di coronavirus. “I dati indicano che l’economia dell’Eurozona si sta già contraendo a un tasso annualizzato pari al 10%, che non farà altro che peggiorare inevitabilmente nel futuro”, dichiara Williamson.

L’ormai certa recessione in Europa, unita ai timori per il dato sui non-farm payrolls in arrivo dagli Usa nel primo pomeriggio, sta rafforzando considerevolmente il dollaro, con il cambio EUR/USD a 1,0811 (sfondando la soglia di 1,09).

Come hanno reagito gli indici europei?

Le Borse europee, dopo l’apertura già al di sotto della parità, hanno osservato un ulteriore aumento delle vendite dopo la pubblicazione dei dati, che hanno spinto gli indici ancora di più in rosso. Attualmente, Parigi viaggia in negativo dell’1,04%, Francoforte segna -0,45%, Londra perde l’1,09%, Madrid (unica positiva in apertura) segna -0,20% e Milano -1,21%.

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